«In Siria e in Iraq un oceano di dolore»
«La Comunità Internazionale non sembra capace di trovare risposte adeguate» alle crisi della Siria e dell'Iraq, luoghi che sono «un oceano di dolore». Lo ha denunciato Papa Francesco ricordando che «milioni di persone sono in un preoccupante stato di urgente necessità, costrette a lasciare le proprie terre di origine».
CITTÀ DEL VATICANO - Giornata intensa per Papa Francesco che stamane in Vaticano ha avuto una serie di incontri ed ha ricevuto in visita ufficiale il primo ministro del Granducato di Lussemburgo. Incontri, alla vigilia della partenza sabato alle ore 10.15 che lo porterà prima a Cuba e poi negli Usa, che Francesco ha utilizzato per tornare a chiedere una soluzione per il dramma della Siria, politiche più umane per i rifugiati che giungono in Europa e che scappano dalle zone di guerra ma anche, per rivolgere un richiamo «ad intra», perchè soprattutto i consacrati abbiano una visione non «rigida» della fede ponendosi così come giudici degli altri.
Francesco ha voluto ricordare le moderne e rinascenti schiavitù, come quelle dei minori e delle donne sempre in maggior numero costrette a vivere in strada, e che divengono prede di criminali e affaristi senza scrupoli. «Un grido d'accusa», ha detto, «contro un sistema sociale che da decenni critichiamo ma che facciamo fatica a cambiare secondo criteri di giustizia». Una triste constatazione venuta ricevendo i partecipanti al Simposio Internazionale sulla Pastorale della Strada, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Francesco ha subito constatato come sia «preoccupante vedere in aumento il numero delle giovani ragazze e delle donne che vengono costrette a guadagnarsi da vivere sulla strada, vendendo il proprio corpo, sfruttate dalle organizzazioni criminali e a volte da parenti e familiari».
Il Papa ha, quindi, definito questa realtà «una vergogna delle nostre società che si vantano di essere moderne e di aver raggiunto alti livelli di cultura e di sviluppo. La corruzione diffusa e la ricerca del guadagno a tutti i costi - ha quindi detto Bergoglio - privano gli innocenti e i più deboli delle possibilità di una vita dignitosa, alimentano la criminalità della tratta e le altre ingiustizie che gravano sulle loro spalle. Nessuno - ha concluso - può rimanere inerte di fronte all'urgente necessità di salvaguardare la dignità della donna, minacciata da fattori culturali ed economici!».
Francesco non ha mancato, poi, di ricordare i conflitti in Siria e in Iraq che rappresentano «uno dei drammi umanitari più opprimenti degli ultimi decenni». Un «oceano di dolore» che porta «terribili conseguenze» soprattutto sulle popolazioni civili e sul patrimonio culturale. Papa Francesco, che ha ricevuto in Vaticano i partecipanti all'Incontro promosso dal Pontificio Consiglio «Cor Unum» sulla crisi umanitaria siriana e irachena, ha, quindi, citato i «milioni di persone che sono in un preoccupante stato di urgente necessità, costrette a lasciare le proprie terre di origine» ed ha lodato Libano, Giordania e Turchia che portano oggi, ha detto, «il peso di milioni di rifugiati, che hanno generosamente accolto».
«Di fronte ad un tale scenario e a conflitti che vanno estendendosi e turbando in maniera inquietante gli equilibri interni e quelli regionali, la comunità internazionale - ha poi notato - non sembra capace di trovare risposte adeguate, mentre i trafficanti di armi continuano a fare i loro interessi».
Alle organizzazioni umanitarie Bergoglio ha, quindi, chiesto di «porre speciale attenzione ai bisogni materiali e spirituali dei più deboli e indifesi: penso - ha detto - in particolare alle famiglie, agli anziani, ai malati, ai bambini. Proprio queiI bambini e giovani, che rappresentano la speranza per il futuro ma che sono privati di diritti fondamentali: crescere nella serenità della famiglia, essere accuditi e curati, giocare, studiare».
«Milioni di bambini, con il protrarsi del conflitto, sono privati del diritto all'istruzione e, conseguentemente, vedono offuscarsi l'orizzonte del loro futuro. Non fate mancare il vostro impegno in questo ambito così vitale», ha concluso Francesco.
Ai circa 5 mila partecipanti al Convegno Internazionale per i Giovani Consacrati che si sta tenendo a Roma nel contesto dell'Anno della Vita Consacrata, Francesco ha poi richiamato all'importanza della profezia, e della «capacità di sognare che è il contrario della rigidità» visto che «i rigidi non possono sognare».
Anche «l'osservanza (religiosa) non deve essere rigida» perchè se si trasforma in rigidità «non è osservanza, è egoismo personale. E' cercare sé stessi e sentirsi più giusti degli altri. 'Ti ringrazio Signore perché non sono come quella suora, come quel fratello, come quello là.... Ti ringrazio Signore perché la mia Congregazione è proprio cattolica, osservante, e non come quella Congregazione che va di là, e quella di là e di là», ha detto Bergoglio facendo esempi pratici di quei religiosi che vivono «rigidamente» la loro vocazione fino a scadere nel sentirsi superiori agli altri e, quindi, nel disprezzarli.
«Uno dei peccati che spesso trovo nella vita comunitaria è la incapacità del perdono fra i fratelli, fra le sorelle. - ha notato Francesco - 'Ah, quella me la pagherà! Gliela farò pagare!...'. E questo è sporcare l'altro! Le chiacchiere in una comunità impediscono il perdono, e portano anche ad essere più lontani gli uni dagli altri, ad allontanarsi uno dall'altro. A me piace dire che le chiacchiere non sono soltanto un peccato - perché chiacchierare è peccato, confessatevi se fate questo... E' peccato! -, ma chiacchierare è anche terrorismo! Perché - ha concluso il Papa - chi chiacchiera 'butta una bomba' sulla fama dell'altro e distrugge l'altro, che non può difendersi. Perché sempre si chiacchera nell'oscurità, non nella luce».
(con fonte Askanews)
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