L’Occidente ha sempre ignorato gli interessi della Russia, ma ora ignora i propri
L'Occidente è noto per aver sempre evitato di prendere in considerazione gli interessi di Mosca. Ed ora, pur di continuare a giocare alla Guerra Fredda a colpi di sanzioni, è disposto ad ignorare persino i propri...
MOSCA – Che le sanzioni alla Russia abbiano avuto nefaste ripercussioni sulle economie occidentali (e in particolare la nostra) non è una novità. Ad aggiungere qualche dato all’evidenza ci ha pensato Coldiretti, rivelando che l’embargo conseguentemente imposto da Mosca sui nostri prodotti alimentari è costato all’Italia, in un solo anno, 240 milioni di mancato export. Giocare alla Guerra Fredda con la Russia ci costa tanto, troppo, a giudicare dalle ultime stime pubblicate dal network russo Sputnik: l’indagine condotta dal WIFO, Austrian Institute of Economic Research, parla di 2,5 milioni di posti di lavoro in meno in Europa (di cui 300.000 in Italia), per non parlare delle perdite miliardarie in economia. Secondo alcune stime, il Belpaese potrebbe vedere volatilizzarsi 16,3 miliardi di euro. Peccato che gli Stati Uniti siano completamente sordi a questi dati, al punto da aver imposto, proprio di recente, un nuovo giro di sanzioni, inserendo nella black list altre 15 compagnie russe.
Due pesi e due misure
Ma non sono solo gli interessi europei che, in tutta questa situazione, sembrano essere stati totalmente dimenticati. Perché la storia delle relazioni con la Russia è stata costellata dal ripetersi di una costante: la totale indifferenza dell’Occidente alle ragioni e agli interessi di Mosca. Lo osserva anche un analista del Daily Times, ed è una tesi con cui l’Ovest del mondo, prima o poi, dovrà fare i conti. Si pensi alla crisi ucraina: gli accordi prevedevano che il deposto Yanukovich convocasse elezioni anticipate, ma quel patto è stato presto dimenticato. Del resto, le interpretazioni occidentali della crisi ucraina e di quella georgiana del 2008 hanno sempre preso poco in considerazione il punto di vista di Mosca. Contemporaneamente, l’Occidente si è presto dimenticato – nella furia di addossare alla Russia l’accusa di «violare il diritto internazionale» – quanto il suo curriculum fosse pieno di simili violazioni.
Le ragioni di Mosca
Solo un paio di esempi. Il bombardamento di Belgrado, nel lontano 1999, fu palesemente in contraddizione con il diritto internazionale: in quell’occasione, la Russia si oppose, sottolineando come cambiare i confini di una nazione con la forza fosse illegale. Con i fatti di Crimea, quell’accusa è tornata a boomerang al mittente, nonostante il pulpito occidentale sia evidentemente traballante. Nel 2011, la Russia si astenne dal votare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, che autorizzò l’iniziativa occidentale in Libia. La storia, poi, ha saputo disvelare quale delle due fosse la posizione più lungimirante.
La zappa sui piedi
Il risultato di tutto ciò è stato ben riassunto dall’osservatore Gordan Hahn, già associato del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali di Washington: con l’espansione della NATO nella sfera di influenza di Mosca, si è finito per mettere a rischio la stessa sicurezza dell’Occidente. Innanzitutto perché si è trasformato la Russia nel principale nemico geopolitico dell’Ovest; in secondo luogo perché si è alienato all’Occidente un potenziale grande alleato nella lotta al terrorismo. La «boria» di Putin – sostenuta ampiamente dai sondaggi – è dunque comprensibile, perché risponde innanzitutto alla boria dell’Occidente stesso. Il quale non solo, per anni, ha completamente ignorato le ragioni e gli interessi della Russia; ma che oggi è disposto ad ignorare i propri stessi interessi (economici e strategici) pur di proseguire testardamente in una sterile nuova Guerra Fredda.
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