19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Appello congiunto ai leader di Indonesia, Malaysia e Thailandia

Immigrazione, appello Onu per proteggere i migranti nel Sud-Est asiatico

I leader di Indonesia, Malaysia e Thailandia devono proteggere migranti e rifugiati bloccati a bordo di imbarcazioni nel Golfo del Bengala e del Mare delle Andamane, facilitarne uno sbarco sicuro e dare priorità al salvataggio di vite umane, alla protezione e al rispetto dei diritti e della dignità umana.

ROMA (askanews) - I leader di Indonesia, Malaysia e Thailandia devono proteggere migranti e rifugiati «bloccati a bordo di imbarcazioni nel Golfo del Bengala e del Mare delle Andamane», facilitarne «uno sbarco sicuro» e dare priorità «al salvataggio di vite umane, alla protezione e al rispetto dei diritti e della dignità umana».

La dichiarazione Onu-Unhcr-Oim
Lo hanno affermato in una dichiarazione congiunta Antonio Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Zeid Ra'ad Al Hussein, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, William L. Swing, direttore generale dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e Peter Sutherland, Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per le Migrazioni e lo Sviluppo.

Migranti a rischio
I gravi eventi verificatisi nei giorni scorsi nel Golfo del Bengala e nel Mare delle Andamane, che hanno coinvolto migranti e rifugiati - Rohingya e altri - provenienti dal Bangladesh e dal Myanmar, confermano, prosegue la dichiarazione, «che le persone più vulnerabili nel mondo si muovono alla ricerca di sicurezza e dignità, in fuga da persecuzioni, povertà, privazione, discriminazioni e abusi. Tali pericolose traversate, siano esse via terra, mare o aria, sono diventate un fenomeno globale».

88mila morti nel Sud-Est asiatico nel 2014
Dal 2014, nel Sud-Est asiatico, più di 88mila persone hanno intrapreso la pericolosa traversata via mare, 25mila di loro nei primi tre mesi di quest'anno. Si stima che quasi mille persone siano morte in mare a causa delle precarie condizioni del viaggio, ed altrettante siano decedute a causa di maltrattamenti e privazioni per mano dei trafficanti e contrabbandieri. Nella baia del Bengala, migranti e rifugiati ricevono solo riso bianco da mangiare e sono soggetti a violenze, compresi abusi sessuali. Le donne vengono violentate. I bambini vengono separati dalle loro famiglie e subiscono abusi. Gli uomini vengono picchiati e gettati in mare.

Preoccupazione profonda
Guterres, Al Hussein, Swing e Sutherland hanno espresso «profonda preoccupazione per le notizie riguardanti barche piene di donne, uomini e bambini vulnerabili che non possono sbarcare e sono bloccati in mare senza accesso a cibo, acqua e assistenza medica. Esortiamo gli Stati della regione a proteggere la vita di tutte le persone a bordo, consentendo alle persone a bordo di queste barche sovraffollate di sbarcare in condizioni di sicurezza».