28 agosto 2025
Aggiornato 08:30
Primo incontro di Xi Jinping con un leader Kuomintang in sette anni

La Cina è disposta a negoziare con Taiwan. Ma alle sue condizioni

Il numero uno della Repubblica popolare, Xi Jinping, ha colto oggi l'occasione del primo incontro in sette anni con un alto esponente di Taipei per ammonire gli eredi nazionalisti di Chiang Kai-shek a non rappresentarsi come un Paese indipendente.

PECHINO (askanews) - Le parole, in Asia orientale, sono particolarmente importanti. E, nei rapporti difficili tra la Cina e quella che Pechino considera una sua provincia ribelle, Taiwan, lo sono in maniera particolare. Il numero uno della Repubblica popolare, Xi Jinping, ha colto oggi l'occasione del primo incontro in sette anni con un alto esponente di Taipei per ammonire gli eredi nazionalisti di Chiang Kai-shek a non rappresentarsi come un Paese indipendente. E, nello stesso tempo, ha aperto la porta possibili negoziati «su base paritaria» per realizzare il concetto di «unica Cina».

Negoziati sì, ma alle condizioni cinesi
Xi, che oltre a essere leader del Partito comunista cinese (Pcc), è anche presidente della Repubblica popolare, ha accolto oggi Eric Chu, numero uno del Partito nazionalista (Kuomintang), nella Grande Sala del Popolo a Pechino. Il leader ha stretto la mano e ha sorriso al suo ospite. Ma il contenuto del suo messaggio non è stato dei più rassicuranti.

Taiwan e le sue contraddizioni
Taiwan è figlia del ripiegamento dell'esercito nazionalista di Chiang Kai-shek di fronte all'avanzata delle forze comuniste di Mao Zedong nel 1949. E' un'isola che gode della protezione americana, ma nello stesso tempo vive una profonda scissione tra la sua voglia di considerarsi unica rappresentante dell'eredità cinese e quella di riunirsi alla madrepatria per formare un'unica Cina.

Unica Cina
Xi ha avvertito Chu che non saranno tollerate scorciatoie semantiche all'indipendenza di Taiwan, sul tipo di formule come «un paese sui due lati» dello Stretto, oppure "una Cina, una Taiwan». L'unica formula accettabile è quella dell'«unica Cina». Pechino non ha mai escluso la possibilità di usare le armi per riprendersi l'isola. Tuttavia le relazioni tra Pechino e Taipei sono migliorate col ritorno al potere dal 2008 del Kuomintang, che negli ultimi anni ha preso una posizione morbida nei confronti della Cina continentale. «I nostri sforzi per aprire ai compatrioti di Taiwan sarà maggiore» ha detto il capo di stato cinesi. «Le due parti - ha aggiunto - possono consultarsi l'un l'altra su base paritaria in base al principio dell"Unica Cina' e raggiungere un accordo ragionevole». L'agenzia di stampa ufficiale di Pechino Xinhua ha riferito che, dal canto suo, Chu ha affermato di sperare che la cooperazione tra le due parti aiuti i normali cittadini, a partire dai giovani e dai piccoli imprenditori.

Relazioni precipitate tra il 2000 e il 2008
Le relazioni tra Cina e Taiwan sono precipitate tra il 2000 e il 2008, quando al potere a Taipei c'era il Partito democratico progressivo (DPP) di Chen Shui-bian, che sostiene l'idea dell'indipendenza. In quel periodo Lien Chan, nel 2005, fece il primo viaggio di un leader del Kuomintang nella Cina continentale dal 1949. Quella visita aprì la porta a relazioni migliori dopo l'arrivo alla presidenza di Ma Ying-jeou nel 2008. In quello stesso anno il presidente del Kuomintang Wu Po-hsiung fece la sua visita a Pechino. Poi nel 2010 tra Cina e Taiwan è stato firmato un accordo cornice sulla cooperazione economica. Tuttavia nel secondo mandato di Ma, iniziato nel 2012, il presidente s'è trovato ad affrontare un'opposizione anti-cinese. A marzo dello scorso anno circa 200 studenti hanno occupato il parlamento per oltre tre settimane, l'hanno definito il «movimento dei girasoli». A novembre, poi, il Kuomintang ha subito un importante rovescio elettorale nelle elezioni locali.