Negoziati sul nucleare ripresi a Vienna
Dopo lo storico accordo quadro firmato a Losanna, l'obiettivo dei negoziati ripresi oggi a Vienna è la definizione dei dettagli tecnici e giuridici dell'intesa definitiva sul nucleare iraniano. Sullo sfondo resta l'ombra delle sanzioni o piuttosto della loro revoca; in mezzo, le resistenze interne che Obama deve affrontare per giungere all'accordo.
VIENNA (askanews) - La nuova data limite è il 30 di giugno: dopo lo storico accordo quadro firmato a Losanna, l'obiettivo dei negoziati ripresi oggi a Vienna è la definizione dei dettagli tecnici e giuridici dell'intesa definitiva sul nucleare iraniano.
Sull sfondo, l'ombra delle sanzioni
Tuttavia, non si tratta certo di una questione puramente formale, seppure tecnicamente complessa. Sullo sfondo resta, politicamente decisiva, l'ombra delle sanzioni o piuttosto della loro revoca: immediata e totale alla firma dell'accordo, secondo Teheran; graduale e vincolata al rispetto degli impegni secondo le grandi potenze, Washington in testa.
Obama deve affrontare molte resistenze
Proprio le difficoltà interne statunitensi rischiano di rappresentare il maggiore ostacolo sulla strada di un'intesa: l'Amministrazione Obama infatti deve fare i conti con un Congresso a maggioranza Repubblicana, che - pur avendo rinunciato a qualsiasi giudizio di merito sui contenuti dell'intesa - vuole riservarsi l'ultima parola sulla revoca delle sanzioni e ha già varato un progetto di legge ad hoc.
Teheran attende delle spiegazioni su chi sia il partner
Teheran vuole dunque delle spiegazioni su quale sia il partner effettivo dei negoziati da parte americana: se la Casa Bianca - per cui un accordo rappresenterebbe un grande successo politico sul piano internazionale - o piuttosto un Congresso schierato su posizione assai più ostili. In attesa di sciogliere questo nodo fondamentale, le questioni tecniche e giuridiche da risolvere nel corso dei negoziati non sono affatto minori: ad esempio l'effettiva riduzione delle capacità di arricchimento dell'uranio (pari al 98% secondo fonti statunitensi, semplicemente «limitate» secondo Teheran); oppure l'ampiezza dei controlli e delle verifiche che saranno portati a termine dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea). Quest'ultima questione è di particolare importanza perché le grandi potenze insistono sulla necessità di un via libera dell'Aiea prima di poter formalmente revocare le sanzioni: una luce verde che per forza di cose non potrebbe arrivare che almeno sei mesi dopo la firma dell'intesa definitiva, e non certo il primo giorno dall'entrata in vigore come vorrebbe Teheran.
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