24 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Presidente contro premier sull'economia

Putin vs. Medvedev: il bicchiere russo è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Il presidente russo Vladimir Putin e il premier Dmitri Medvedev si scontrano sulla situazione economica russa. Se Putin, durante la linea diretta con la nazione, aveva rassicurato i cittadini, il premier non è d'accordo: superublo, Pil in forte discesa e danni da 25 mld per le sanzioni pesano negativamente sui conti di Mosca.

MOSCA (askanews) - C'è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto, in quella che si profila come una vera e propria roulette russa per l'economia di Mosca. Si tratta di Vladimir Putin e Dmitri Medvedev. Il presidente russo giovedì scorso aveva parlato di «dinamica positiva» dell'economia russa durante la maratona tv «Linea diretta con la nazione», mentre oggi il premier intervenuto in Parlamento ha sciorinato cifre non proprio esaltanti sul Pil e profilato nuovi scenari tutt'altro che confortanti. Soprattutto, si è dichiarato contro il rafforzamento del rublo che in queste ultime settimane sembra senza sosta, nonostante i prezzi del barile non siano affatto alle stelle. In base alle sue parole, se «le pressioni esterne aumenteranno» e il barile resta com'è, Mosca si deve preparare a «una realtà economica diversa», ovvero «a un test di resistenza per tutti».

Super-rublo 
Secondo Medvedev, «la nostra moneta si va rafforzando, cosa che per un certo numero di settori è abbastanza buona, ma questo riduce le nostre possibilità di esportazione, quindi siamo interessati alla prevedibilità di tale corso, evitare un eccessivo indebolimento o rafforzamanto dei rubli», ha detto, rispondendo alle domande dei deputati della Duma di stato. Putin, invece, replicando la scorsa settimana ai telespettatori, aveva elencato tra gli aspetti positivi che «il rublo si rafforza» e che c'è anche una «crescita» del Pil - "non grande ma comunque c'è" - segnalando inoltre il «record della produzione di petrolio» e un «ricco raccolto di grano».

La non crescita
Medvedev annuncia che il Pil russo nel primo trimestre 2015 è diminuito di circa il 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; in questo periodo la produzione industriale ha perso lo 0,4% rispetto al primo trimestre del 2014. In precedenza il ministero dello Sviluppo economico aveva valutato il rallentamento economico in gennaio e febbraio 2015 all'1,9%, a febbraio il 2,3% e a gennaio l'1,4%. Ma trovare l'equilibrio per il bilancio federale russo per il 2016 sarà molto complesso, ha detto il primo ministro, e solo un'efficace collaborazione del Parlamento aiuterà a trovare risorse aggiuntive per bilanciarlo. C'è però anche per Medvedev uno sprazzo di sereno: l'economia russa «ha imparato» a fare senza investimenti stranieri.

Effetto sanzioni
Tuttavia anche le sanzioni hanno avuto il loro prezzo. Le stime degli esperti, secondo il premier, hanno danneggiato l'economia russa per 25 miliardi di euro nel 2014. Danni che si potrebbero moltiplicare attraverso il 2015. Le «sanzioni sono sanzioni e sicuramente fanno la loro parte», aveva detto il leader del Cremlino, ma la vera sfida è «trovare un modo per correggere il tiro della nostra politica economica» e «dall'interno controllare in maniera più completa questi fenomeni».

Barile ingordo
A tutto questo si aggiunge la richiesta da parte della maggiore compagnia petrolifera russa, Rosneft di fondi per sviluppare nei prossimi anni nuovi progetti. Ben 22,5 miliardi di euro altrimenti la società rischia di rinviare i termini per sviluppare importanti giacimenti. E questo andrebbe a scapito anche dello Stato, secondo il presidente di Rosneft Igor Sechin. Al momento, il ministero dell'Energia sostiene cinque su 28 progetti, per un valore che Rosneft stima pari a 1,4 trilioni di rubli. Le autorità federali - scrive l'agenzia Rbk - ritengono che difficilmente il denaro sarà stanziato entro il primo giugno e la «lettera» di Rosneft «suona come un ricatto». Nell'anno 2014 la Russia ha prodotto 526 milioni di tonnellate di petrolio. Rosneft, che contribuisce con circa il 40 per cento alla produzione russa, nel primo trimestre ha ridotto la produzione dell'1%.