23 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Il Califfato del terrore è grande come l'Italia

Isis: Tutto quello che bisogna sapere

Il Califfato islamico che vuole conquistare Roma, è uno 'Stato' con un territorio di circa 270mila chilometri quadrati e una popolazione di quasi 11 milioni di abitanti, guidato da un 'Califfo' carismatico alla guida di un «governo» con tanto di ministeri: da quello della Guerra all'Istruzione, dall'Informazione alla Giustizia. Ecco tutto quello che bisogna saper esull'Isis.

ROMA - Il Califfato islamico che vuole conquistare Roma, occupa già un'area grande quanto quasi l'intera l'Italia. E' uno 'Stato' con un territorio di circa 270mila chilometri quadrati e una popolazione di quasi 11 milioni di abitanti, guidato da un 'Califfo' carismatico alla guida di un "governo" con tanto di ministeri: da quello della Guerra all'Istruzione, dall'Informazione alla Giustizia, fino ad un dicastero dell'economia e una sua legge finanziaria. Ecco, punto per punto, tutto quello che c'è da sapere sullo Stato islamico, secondo le informazioni raccolte da Askanews.

IL TERRITORIO DELLO STATO ISLAMICO - Lo Stato islamico di Iraq e Levante si estende da est di Aleppo, in Siria, fino a Fallujah, a 60 chilometri a est della capitale irachena Baghdad. Un territorio con una continuità geografica, anche se dai confini variabili, con circa 270 mila chilometri quadrati: 100mila in Siria e 170mila in Iraq. Insomma, quasi la metà dell'intera superficie della Siria e oltre il 40% di quella irachena. Vale la pena sottolineare che lo Stato Islamico è 12 volte più esteso dello Stato d'Israele. Lo Stato Islamico non crede agli accordi di "Sykes-Picot", con cui nel 1916 Regno Unito e Francia si divisero le sfere di influenza in Medio Oriente dopo la sconfitta dell'Impero Ottomano: con l'Iraq ad amministrazione britannica, e la Siria sotto il dominio francese. Nell'agosto 2014, con la massima espansione territoriale del Califfato, gli uomini di Abu Omar al Baghdadi, hanno infatti abbattuto fisicamente le barriere di confine, e ora il passaggio tra Siria e Iraq è libero: avviene senza passaporti o visti. Negli ultimi mesi, l'Isis ha perso il controllo su alcuni territori, come la provincia di Diyala e alcune località della provincia di al Anbar. Tuttavia l'Isis controlla ancora totalmente, o in parte, sette province: Al Anbar, Salhuddine, Ninive in Iraq, per un totale di abitanti stimato in 8 milioni di persone; Hama, Aleppo, Hassakè, Raqqa e Dier al Zour in Siria, con una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, per un totale di 11 milioni di persone: tre volte di più degli abitanti di Israele.

LA PROPAGANDA JIHADISTA E' A BASE DI INTERNET - Si potrebbe credere che l'informazione e Internet siano questioni sottovalutate. Invece sono uno dei campi di battaglia fondamentali del Califfato, che alle pratiche medioevali delle teste mozzate affianca un sapiente uso della comunicazione, con tanto di rivista ufficiale, radio e persino il progetto di una televisione. I social media sono il principale veicolo d'informazione dello Stato: basta guardare i profili Facebook, Instagram e Twitter dei combattenti della jihad per comprenderne l'efficacia. Ma i social più usati per il reclutamento alla guerra Santa sono Kick e Ask.fm, applicazioni che consentono di scambiarsi messaggi in forma anonima. Per le comunicazioni vocali invece vengono preferiti Skype e Viber. Strumento di questa strategia è anche un'app in lingua araba per Twitter, denominata "Dawn" utilizzabile sul web o sui dispositivi mobili che impiegano il sistema operativo Android. L'app posta i tweet di Isis sull'account degli utenti e rilancia proclami e video propagandistici. L'app ha cominciato a diffondersi in aprile, ma è stato solo con la recente offensiva dell'Isil contro Mosul che si è avuto un autentico boom, raggiungendo picchi di 40mila Tweet in un giorno. 'Grazie ad Allah esistono Facebook e Twitter', avevano postato alcuni islamisti per celebrare la loro liberazione dai mezzi d'informazioni ufficiali come la stessa tv satellitare al Jazeera, che comunque non ha mai lesinato informazioni, interviste e reportage sulla galassia jihadista.

POLIZIA, ISTRUZIONE E GIUSTIZIA - Naturalmente, non mancano i servizi di intelligence e la polizia. La polizia si chiama "al Husbh" e ha pattuglie anche al femminile: vestite in nero girano in auto con la scritta "Polizia islamica dello Stato Islamico" . Hanno il compito di "far rispettare la Sharia, mantenere l'ordine e arrestare i colpevoli e i corrotti", compresi i dissidenti. Per quanto riguarda l'istruzione, gli studenti del Califfato sono sottoposti a una rigida segregazione sessuale e i programmi di scuole e università sono riscritti in base alla Sharia. In una circolare distribuita all'inizio dell'anno scolastico, sono state messe al bando discipline come: arte, musica, filosofia, sociologia e psicologia. Fuori legge, non solo insegnamenti sulle altre religioni, ma anche ogni riferimento di carattere patriottico o nazionalista. Agli studenti è imposto di dimenticare Siria e Iraq, e di riconosce il solo Stato islamico. Lo scorso 6 gennaio il Califfato ha annunciato l'inaugurazione, a Raqqa, di una facoltà di medicina per la durata di soli tre anni. Ciò fa sospettare che gli uomini del Califfato abbiano bisogno urgentemente di dottori e infermieri. Secondo l'emittente al Arabiya a questa scuola di medicina possono essere ammessi anche coloro che non hanno perseguito la maturità purchè sostengano un esame di ammissione; in secondo luogo, e questa è un'autentica novità per lo Stato islamico, alla facoltà potranno essere iscritti sia maschi che femmine. In tutte le città controllate dall'Isis, esiste un tribunale della Sharia. La "Giustizia" del Califfato è differenziata secondo "i reati": lapidazione per adultere e prostitute; omosessuali gettati giù da una torre; crocifissione o fucilazione per i ladri; fustigazioni per i fumatori di sigarette o di tabacco con il narghilè. Tutte le pene sono comminate nelle piazze pubbliche. Le esecuzioni avvengono spesso alla presenza del giudice, che legge la sua sentenza attraverso un altoparlante.

E' NATA ANCHE LA BANCA UFFICIALE DELLO STATO ISLAMICO - I jihadisti, sembrano poter contare su risorse notevoli: ingenti somme ricavate dalle vendite del petrolio dei giacimenti di greggio sotto il loro controllo; la razzia e la vendita di antichità, la valuta delle filiali della banca centrale irachena nelle città capoluogo espugnate, come a Mosul e Tikrit, e le tasse imposte alle popolazioni sottomesse. L'Isis ha anche la sua legge finanziaria. Stando alle cifre fornite Abu Saad Al Ansari, un religioso di Mosul al quotidiano del Qatar Al Arabi, l'organizzazione prevede per il 2015 entrate per oltre due miliardi di dollari, con un avanzo netto di circa 250 milioni di dollari, destinato a sostenere lo sforzo bellico. La prima banca del Califfato ha aperto i battenti a Mosul col nome di "Islamic Bank». Oltre a permettere l'apertura di conti e a sostituire le banconote danneggiate, la banca dovrebbe garantire, a breve, anche l'emissione di prestiti senza interessi, severamente vietati dalla legge islamica. Per quel che riguarda le tasse, 'Isis ha organizzato un regolare sistema di raccolta di tributi da commercianti, agricoltori artigiani e imprese. Infine, il Califfato ha annunciato l'adozione di una nuova valuta: il "Dinar" che "prenderà le distanze dal tirannico sistema monetario sinora imposto sui musulmani", causa principale della loro "schiavitù ed impoverimento".

L'ESERCITO CRESCE SMISURATAMENTE CON I FOREIGN  FIGHTERS - Come ogni Stato, anche il Califfato ha una sua amministrazione, che si preoccupa di garantire i servizi pubblici alla popolazione. In particolare, in una grande città come Mosul, agli impiegati pubblici rimasti nel capoluogo, l'Isis ha garantito il 60% degli stipendi che percepivano dallo Stato iracheno. Comune, ospedali e servizi come acqua potabile ed elettricità non hanno mai cessato di funzionare. Il paradosso, è che "la fornitura di elettricità e di acqua sono garantiti dalle forze curde, che controllano la grande diga di Mosul", come assicura ad Askanews l'ambasciatore iracheno a Roma Sywan Barzani, il quale spiega che "non si può lasciare morire 2 milioni di persone che vivono in città». Altro paradosso di questa guerra è che i tagliagola dell'Isis non toccano i ripetitori degli operatori telefonici sparsi nei territori da loro occupati: del resto, per i jihadisti, internet e comunicazioni sono fondamentali. Per quanto riguarda la Difesa, non si tratta più di una banda di scalcinati guerriglieri, ma di un esercito vero e proprio, ben armato e organizzato. Elicotteri e missili a lunga gittata (uno Scud è stato esibito in parata a Raqqa), molto materiale di fabbricazione sovietica (come i carri armati T55 non proprio all'avanguardia), da aggiungere però ad armi Usa come i mezzi di ricognizioni 'Humwee', ed i moderni carri M1 Abrahms sottratti all'esercito iracheno a Mosul e subito ricomparsi in battaglia ad Aleppo. Lo "Stato" ha diversi campi d'addestramento per le nuove reclute: il principale, si trova nei pressi di Kirkuk ed è dedicato allo Sceicco Abu 'Umar al-Baghdadi, defunto leader di al Qaida irachena. Quanti sono i jihadisti dell'Isis? E' una domanda alla quale è praticamente impossibile rispondere. Charles Lister, esperto di jihadismo, ha scritto sulla Cnn che l'esercito dell'Isis in Iraq è formato da circa 8mila uomini: un numero obbiettivamente insufficiente solo a mantenere il controllo delle tante città irachene espugnate. I jihadisti, infatti, per compiere le loro imprese si sono alleati con le tribù sunnite locali e con gruppi baathisti (cioè sostenitori del partito Baath di Saddam Hussein) dell'Iraq. Rilevante il ruolo e il numero dei combattenti stranieri che si sono uniti alla Jihad. Secondo un rapporto dell'Onu, sono 15.000 i 'foreign fighters' partiti alla volta dell'Isis. Provengono da 80 Paesi diversi, di cui l'Onu non fornisce una lista dettagliata, limitandosi a nominare solo i Paesi che mai prima erano stati patria di futuri jihadisti come Maldive, Cile, Norvegia.