20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La Banca centrale russa blocca ogni intervento

Il rublo è in caduta libera

Mattinata di nuovo in calo per la moneta, dopo che la Banca russa ha annunciato di intervenire fino a un massimo di 350 milioni di dollari al giorno. Tra i fattori che causano la caduta, le sanzioni Usa-Ue

MOSCA - Mattinata nuovamente in calo per il rublo russo, dopo l'annuncio della Banca centrale che limiterà gli interventi a sostegno della valuta. Si tratta di un passo decisivo verso la libera fluttuazione del rublo, mirato ad alleviare la pressione speculativa che ha portato a un'ondata di vendite senza precedenti nonostante il deciso aumento dei tassi la scorsa settimana. Il rublo si è attestato in mattinata a 45,3690 contro il dollaro e perdendo lo 0,9% rispetto alla chiusura di ieri. Dall’inizio dell’anno, è crollato del 28%. 

INTERVENTI BLOCCATI - Gli investitori stanno testando le nuove linee-guida della Banca di Russia, che ha annunciato all’ultimo board di intervenire solo fino a un massimo di 350 milioni di dollari al giorno, nel caso in cui fosse sforato il limite massimo della banda di oscillazione contro il paniere euro-dollari.Fino alla settimana scorsa, invece, l’istituto interveniva con 350 milioni di dollari per ogni volta che la banda di oscillazione veniva superata nel suo limite massimo consentito, prima di aumentare quest’ultimo di 5 kopeks. Adesso, si riserva il diritto di intervenire solamente se intravede una minaccia alla stabilità finanziaria. Entro il 2015, il governatore Elvira Nabiullina si è impegnato a liberalizzare del tutto il tasso di cambio.

SANZIONI USA-UE PROVOCANO COSPICUO DEFLUSSO DI CAPITALI - Il mercato sta cercando di capire quale livello minimo il rublo può toccare, prima che la banca centrale russa intervenga. I fattori principali che stanno causando la caduta del rublo sui mercati sono le sanzioni finanziarie imposte da USA e UE alla Russia, che hanno provocato un deflusso di capitali per 85 miliardi alla fine di settembre, così come il calo delle quotazioni del greggio, di cui Mosca è il maggiore produttore al mondo e da cui ricava il 46% delle entrate fiscali. Secondo un’analista di Morgan Stanley, la Banca di Russia non dovrebbe intervenire finché il mercato delle commodities non si sarà stabilizzato. In effetti, gli effetti di un calo delle quotazioni del petrolio e quello del rublo si annullano, fino a un certo punto. Da un lato, la Russia ricava meno dollari dalle esportazioni di petrolio, ma dall’altro lato, un dollaro vale ora il 28% in più rispetto a 11 mesi fa.