12 ottobre 2025
Aggiornato 06:00
La crisi ucraina

Ora l'Europa ha paura di perdere il mercato russo

Continuando la linea di solidarietà con gli USA, l’Unione Europea sta irrigidendo la pressione sui paesi che non ne fanno parte, per indurli ad aderire alle sanzioni contro la Russia. L’esca è quella di sempre – l’adesione.

Continuando la linea di solidarietà con gli USA, l’Unione Europea sta irrigidendo la pressione sui paesi che non ne fanno parte, per indurli ad aderire alle sanzioni contro la Russia. L’esca è quella di sempre – l’adesione.

Bruxelles è stata seriamente allarmata dalla reazione della Russia che ha introdotto un embargo sulle importazioni alimentari dagli Stati UE. I dirigenti dell’Unione Europea sono preoccupati non tanto dalle perdite del momento, quanto dal rischio di perdere il mercato russo, perché la «guerra delle sanzioni» prima o poi finirà, ma nel frattempo il posto dei fornitori europei potrebbe essere preso dai Paesi della CSI e del Sud-Est asiatico che tradizionalmente mantengono stretti legami con Mosca.

Non sorprende quindi il fatto l’UE abbia deciso di forzare la situazione, ma non per ridurre la tensione nei rapporti con Mosca, bensì per creare delle nuove linee di divisione e dei nuovi «fronti» commerciali. L’ultimatum che impone di partecipare alle sanzioni antirusse è stato rivolto ai Paesi che sono in attesa di diventare membri dell’UE. Ora, non assumendosi alcun nuovo impegno nei confronti dei Paesi in questione, e non promettendo neanche di coprire i loro danni economici che sarebbero inevitabili, Bruxelles dice a questi Paesi che devono congelare la cooperazione economica con Mosca. I funzionari UE sono irritati in maniera particolare dagli aiuti alle esportazioni destinate alla Russia. Il portavoce della Commissione europea, Peter Stano, ha rilevato che sarebbe «costruttivo» rinunciare a questo tipo di aiuti. Questa pressione si inquadra bene nella linea politica generale che Bruxelles sta attuando nei confronti dell’Europa Orientale, ha spiegato a «La Voce della Russia» il direttore del Centro russo per i problemi dell’integrazione europea, Yuri Shevtsov.

L’UE ha già scelto per se, anche se in modo non ufficiale, uno standard particolare per i Paesi dell’Est europeo. Questo approccio prevede che tutti gli Stati di questa regione, come anche quelli dell’Europa meridionale, debbano essere soltanto fornitori di manodopera.

Certo, sarebbe ingenuo sperare che Serbia o Moldavia possano respingere categoricamente le richieste dell’UE. Eppure, per bocca di funzionari altolocati, hanno dichiarato che intendono continuare la cooperazione con la Russia. «L’Europa ha chiesto di cessare gli aiuti, ma questi aiuti non esistono, perché non è necessario», - ha rilevato il Primo ministro della Serbia, Aleksandar Vucic, facendo presente che per la Serbia l’ingresso nell’UE è un obiettivo strategico, ma allo stesso tempo Belgrado intende mantenere buone relazioni con la Russia.

Posizione analoga è stata assunta anche dalla Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. A proposito delle esortazioni che arrivano da Bruxelles, il Primo ministro di questa Repubblica, Zeljka Cvijanovic, ha detto che «è piuttosto cinico proporre ai Paesi candidati, che non si sa se potranno diventare membri nei prossimi 20 anni, di non fare nulla che possa migliorare la loro situazione economica». Anche la Moldavia è contro la politica delle sanzioni nei rapporti con la Russia. «Ho la responsabilità del governo e posso dire che noi crediamo che sia necessario continuare il dialogo e la cooperazione con Mosca», - ha sottolineato il premier moldavo Iurie Leanca.

Occorre tener presente che Bruxelles vede i rapporti con la Moldavia e con alcuni altri Paesi CSI nel contesto del Partenariato orientale. Nell’UE l’atteggiamento verso questo programma non è univoco e non tutti sostengono l’idea di un’attiva partecipazione della Moldavia ai progetti europei, ricorda il direttore del Centro di studi integrati della Scuola superiore di economia, Timofey Bordachev.

L’UE è seriamente spaccata su questo problema. La metà dei membri, tra cui la Germania, la Polonia e la Gran Bretagna, promuovono attivamente questa politica. Ma l’altra metà, comprese la Francia, la Spagna e l’Italia, ne parlano senza entusiasmo.

Non è strano quindi che anche all’interno dell’UE stia crescendo l’opposizione alla politica suicida che Bruxelles ha varato contro la Russia. Uno dei più convinti sostenitori della cooperazione economica e commerciale con Mosca è il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban. Parlando giorni fa di fronte ai diplomatici ungheresi, egli ha dichiarato che al fine di miglioramento delle relazioni con la Russia cercherà sostegno di altri Stati dell’UE. Orban ha ammonito i diplomatici contro l’ulteriore peggioramento dei rapporti con Mosca: «La Russia risponde e l’UE se ne becca ogni giorno di più. Ciò è un male non solo per l’Ungheria, ma per tutta l’Unione Eropea. Dobbiamo cercare delle intese con i Paesi dell’UE che vorrebbero allentare questo processo, indesiderato, di divisione».