28 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Sollecitato l'intervento della comunità internazionale

Prima seduta del Parlamento a Tobruk, giurano i Deputati

I Deputati dell'Assemblea parlarmentare libica uscita dalle urne il 25 giugno scorso hanno prestato giuramento durante la prima riunione formale tenutasi oggi a Tobruk, 1.500 chilometri a est di Tripoli, a causa dei continui scontri tra milizie rivali in atto da settimane nella capitale.

TOBRUK - I deputati dell'Assemblea parlarmentare libica uscita dalle urne il 25 giugno scorso hanno prestato giuramento durante la prima riunione formale tenutasi oggi a Tobruk, 1.500 chilometri a est di Tripoli, a causa dei continui scontri tra milizie rivali in atto da settimane nella capitale.

Assenti i deputati islamisti e i loro alleati della città occidentale di Misurata, che hanno bollato come anticostituzionale la seduta, sostenendo che spettava al presidente del Congresso generale nazionale (il parlamento uscente), Nuri Abu Sahmein, convocare la riunione. Abu Sahmein aveva effettivamente invitato i deputati a Tripoli per un «passaggio dei poteri», ma la cerimonia è stata poi annullata a causa delle violenze. Tuttavia, hanno sottolineato alcuni analisti, la seduta inaugurale a Tobruk, a cui hanno partecipato circa 160 parlamentari su 180, sarebbe stata legittimata dalla presenza di rappresentanti della Lega araba, della missione Onu in Libia e dell'Organizzazione della conferenza islamica (Oci).

La seduta è stata sospesa dopo il giuramento prestato dai deputati, che torneranno a riunirsi in serata per eleggere il presidente della Camera dei rappresentanti, stando a quanto annunciato da Abu Bakr Biira, che ha presieduto i lavori.

Nel suo discorso ai deputati, Biira ha chiesto a «quanti impugnano le armi di far prevalere la ragione e la saggezza e di optare per il dialogo», sottolineando anche la necessità di un coinvolgimento della comunità internazionale per favorire una rapida cessazione delle ostilità in atto da settimane sia a Tripoli che a Bengasi, costati la vita a oltre 220 persone.

Anche il rappresentante della missione Onu in Libia, Moein Borhan, ha preso la parola davanti all'assemblea, esprimendo l'auspicio che i deputati riescano a risolvere presto la disputa riguardo alla sede parlamentare. «La vostra riunione di oggi rispecchia la volontà del popolo libico di rispettare il processo democratico», ha poi aggiunto, denunciando quindi le violenze delle ultime settimane e il «ricorso alle armi per risolvere i conflitti politici», a rischio di far sprofondare il paese «in un buio tunnel».

Latorre (PD): subito missione onu a guida italiana - «La situazione in Libia è arrivata a un punto limite. Il governo di Tripoli da solo non ce la può fare a favorire la stabilità politica con la costruzione del nuovo Stato, a disarmare le milizie e a sconfiggere quelle bande di criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Serve un intervento sotto l'egida dell'Onu. Una presenza militare vera che, tra l'altro, risponderebbe a una domanda di aiuto che da quel Paese è già arrivata. Una presenza in cui l'Italia potrebbe, anzi dovrebbe, avere il ruolo di guida, anche perché è l'unico Paese a non aver ancora chiuso la propria ambasciata a Tripoli». Nicola Latorre, senatore del Pd e presidente della Commissione Difesa, lancia in un'intervista al Corriere della Sera la proposta di una missione militare dell'Onu in Libia, a guida italiana.

«Il viaggio di Renzi in Egitto è un fatto cruciale. Primo, perché conferma la lungimiranza della politica estera del nostro premier, che ha puntato sulla centralità del tema del Mediterraneo. Secondo, perché l'Egitto ha un ruolo fondamentale sia per la gestione della crisi in Medio Oriente che per la questione libica. Li' siamo a un punto limite. Se il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunisse ad agosto - conclude Latorre - alla sua riunione del 4 e 5 settembre il vertice della Nato potrebbe decidere eventualmente su come contribuire a questa missione».