28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Politiche europee

L’Europa si sta opponendo alla linea russofoba degli USA

In Europa sta divampando la battaglia intorno alla candidatura del nuovo alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Alcuni esperti ritengono che tutto il problema stia nel fatto che gli USA non vogliono vedere a Bruxelles politici indipendenti che prendano decisioni razionali in corrispondenza della situazione corrente.

In Europa sta divampando la battaglia intorno alla candidatura del nuovo alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Alcuni esperti ritengono che tutto il problema stia nel fatto che gli USA non vogliono vedere a Bruxelles politici indipendenti che prendano decisioni razionali in corrispondenza della situazione corrente.

La candidatura del successore di Chaterine Ashton che ricopre la carica di capo della diplomazia europea dal 2009, dovrà essere annunciata la prossima settimana al termine del summit Ue. In questa situazione alcuni paesi dell’Unione Europea si stanno adoperando per impedire l’attesa nomina a questa prestigiosa carica dell’attuale Ministro degli Esteri dell’Italia Federica Mogherini.

A condurre la campagna contro l’italiana sono Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia, secondo cui ella occupa una posizione insufficientemente rigorosa nei confronti della Russia. Alla Polonia e ai paesi del Baltico non è piaciuta in modo particolare la visita della Mogherini a Mosca, dove ella ha dichiarato il suo sostegno al gasdotto South Stream – progetto capace di ridurre la dipendenza dei consumatori dell’Ue dagli sconvolgimenti politici nell’Europa Orientale. In tale contesto bisogna ricordare che è stata proprio Bruxelles ad avere bloccato in Bulgaria la realizzazione di questo ambizioso progetto.

Probabilmente, la carica di Ministro degli Esteri dell’Ue sarà affidata non a Federica Mogherini ma alla bulgara Cristalina Georgieva o qualcun altro. Chi concretamente non è poi così importante. L’essenziale è che l’Europa sia governata da funzionari che non abbiano propria posizione, che diano ascolto alle indicazioni di Washington. A questo punto va constatato che l’atteggiamento amichevole di Federica Mogherini verso la Russia è giustificato dagli interessi nazionali italiani. Dice Serghey Mikheev, direttore generale del Centro di congiuntura politica:

Per l’economia italiana il mercato russo è estremamente importante. Qui si vende un’enorme quantità di prodotti, operano le figlie di società italiane. L’Italia è interessata anche alle forniture di gas naturale russo. In questo senso la posizione della Mogherini è comprensibile, tanto più che all’Italia non importa niente degli avvenimenti in Ucraina. Se alcuni paesi dell’Ue stanno giocando da quelle parti il proprio gioco, Roma prende le distanze dal problema.

Gli americani si stanno adoperando per spingere l’Europa verso un conflitto più grave con la Russia. Ma sui binari della guerra fredda non c’è posto a riflessioni diverse. In un’atmosfera di mobilizzazione ideologica i giudizi autonomi o almeno ragionevoli sono considerati come sabotaggio.

Peraltro, non tutti i personaggi possono essere estromessi dal gioco politico europeo. Il riferimento è innanzitutto al Cancelliere Angela Merkel che esorta sempre più spesso a cessare la pressione su Mosca in relazione alla crisi ucraina. Le speranze nel recupero della linea indipendente della Germania, come leader europeo, aumentano. Appare ottimistico anche il fatto che nove paesi dell'Ue – Germania, Francia, Lussemburgo, Austria, Bulgaria, Grecia, Cipro, Slovenia e Italia, che ne ha la presidenza di turno, sono disponibili a bloccare i tentativi di introdurre sanzioni alla Russia. Gli americani non riescono a mettere in piedi un fronte antirusso unico di cui facciano parte i loro alleati più stretti,- sottolinea Vladimir Kosin, primo consigliere dell’Istituto Russo di Ricerche Strategiche:

Gli Esponenti statali e politici dell’Ue stanno iniziando a chiedersi: a che serve applicare sanzioni alla Russia? Fin qui Washington non gli ha spiegato in maniera chiara e netta i motivi per cui bisogna porre queste sanzioni. Infine, i leader e i partiti politici dei paesi europei stanno iniziando a comprendere perché a beneficio di un «re della cioccolata» bisogna scatenare una nuova guerra fredda. Le sanzioni sono una parte integrante della guerra fredda che la Casa Bianca sta tentando di imporre all’Europa e tutto il globo terrestre.

Quanto agli europei orientali che stanno cercando di porre il veto sulla nomina dell’italiana Federica Mogherini, essi stanno facendo l’eco di Washington, - è convinto il polacco Martsin Domogala, esperto del centro di analisi geopolitica:

Il gruppo di paesi dell’Europa Orientale, innanzitutto la Polonia, si richiama agli interessi tutt’altro che nazionali. La loro posizione riflette la politica degli USA che non sono assolutamente interessati a che la politica estera dell’Ue sia determinata in maggiore misura da un rappresentante dell’Italia, paese che nonostante la crisi intorno all’Ucraina sta sviluppando attivamente i contatti con la Federazione Russa.

La paura che le sanzioni antirusse possano colpire l’economia europea che si sta riprendendo lentamente dalla grave crisi, non è affatto l’unico motivo della moderazione dei maggiori paesi europei. Attraverso le sanzioni economiche alla Russia gli americani stanno tentando di rafforzare le loro posizioni commerciali in seno all’Ue, con cui stanno negoziando sul libero scambio commerciale. Se saranno introdotte delle restrizioni, gli europei si vedranno costretti ad ampliare il commercio con gli USA, anche per le categorie commerciali meno vantaggiose. Per Washington è vantaggioso che sia ridotto il volume degli scambi commerciali tra l’Ue e la Russia non solo per indebolire in tal modo l’economia russa, ma anche per abbassare il livello della competitività dei produttori europei nell’arena mondiale. Gli americani hanno rimesso i loro partner europei in una posizione umiliante. Molti leader dell’Europa continentale se ne rendono ben conto e non sono pronti a sacrificare la sovranità dei loro paesi e la reputazione politica personale per scopi dubbi.