Gli «indignati» chiudono il porto di Oakland
Secondo stime della polizia, riportate oggi dalla BBC, lo sciopero ha richiamato circa 3.000 persone al porto, mentre sono state 4.500 quelle a marciare in città
OAKLAND - I manifestanti anti-Wall Street hanno chiuso uno dei principali porti degli Stati Uniti: le autorità del Porto di Oakland, in California, hanno infatti confermato la sospensione di tutte le operazioni marittime nel giorno di sciopero generale indetto ieri nella città californiana, situata nei pressi di San Francisco. Serrande abbassate anche nel centro della città, scrive la Cnn, durante una manifestazione che si è svolta pacificamente, a differenza di quanto accaduto il 26 ottobre scorso, quando la polizia eseguì oltre un centinaio di arresti.
Proprio a seguito degli scontri, l'assemblea generale di Occupy Oakland aveva votato con 1.484 sì e 46 no lo sciopero generale di ieri, il primo dal 1946. «Invitiamo gli studenti a uscire da scuola. Invece di andare a lavoro o a scuola gli abitanti di Oakland si raduneranno nel centro città per interrompere ogni attività. Libereremo Oakland e fermeremo l'1%», si leggeva sul manifesto, che citava uno degli slogan delle proteste degli indignati, secondo cui la ricchezza è concentrata nelle mani dell'1% della popolazione, mentre il 99% ha subito le conseguenze delle crisi economica dovuta al collasso di Wall Street.
Secondo stime della polizia, riportate oggi dalla BBC, lo sciopero ha richiamato circa 3.000 persone al porto, mentre sono state 4.500 quelle a marciare in città. Tuttavia, un portavoce del movimento, che si è presentato all'emittente britannica con il solo nome di Aaron, ha dichiarato: «E' la protesta più grande che abbiamo visto finora e ne abbiamo viste di imponenti nell'ultima settimana. Ho sentito persone parlare di 20.000, 30.000 ... non si può dire con precisione».
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