Libia, continuano i negoziati per la resa di Bani Walid
Malgrado scadenza dell'ultimatum. Si vuole evitare un bagno di sangue
TRIPOLI - Continuano i negoziati tra responsabili locali del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt) e i capi tribali per ottenere la resa di Bani Walid, città fedele a Muammar Gheddafi, circondata dagli insorti. L'ultimatum è scaduto, ma proseguono le trattative per evitare un bagno di sangue.
Nel pomeriggio, il capo dei negoziatori per la nuova autorità libica, Abdallah Kenshil, ha ribadito che l'opzione della resa senza l'uso delle armi resta l'ipotesi privilegiata. «Ci sono ancora gruppi armati in città. Vogliamo che depongano le armi e si arrendano alle nuove autorità della Libia. Li proteggeremo, non gli faremo niente, vogliamo solo giudicarli e assicurargli un processo giusto», ha proseguito Kenshil. «All'inizio hanno risposto di no. Ora, cerchiamo di persuaderli, di assicurargli protezione contro possibili azioni di vendetta. Ora attendiamo una risposta», ha precisato.
Ieri, il comandante Abdelrazek Naduri, numero due del consiglio militare di Tarhuna, a circa 80 chilometri a nord di Bani Walid, aveva fissato per stamattina alle 10 il termine ultimo per la resa della città, dove si sarebbero nascosti tre figli dell'ex rais, ma non Gheddafi. «Tutto dipenderà dai negoziati», ha aggiunto il responsabile. «Se rifiuteranno di arrendersi noi attaccheremo. Se i negoziati andranno bene noi entreremo (in città) e isseremo la nostra bandiera senza combattere. Questa è l'ultima chance, non possiamo più rinviare l'ultimatum».
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