25 aprile 2024
Aggiornato 12:00
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A Roma i funerali di Tuccillo, «uomo ricco di pace»

Presente Napolitano e le più alte cariche di Stato e di Governo

ROMA - La bara avvolta nel tricolore. Una foto sul feretro. E il cuscino con il cappello, posti al centro della basilica di Santa Maria degli Angeli. A Roma la chiamano la 'chiesa dei militari'. E si capisce perché. Troppi funerali. Cerimonie funebri in serie, l'estremo saluto a tanti ragazzi in divisa partiti per luoghi lontani «in difesa del bene comune» e tornati senza vita. Come Gaetano Tuccillo, 39esima vittima italiana di una guerra che intravede appena - lontana - la sua fine (nel 2014), e intanto continua a spargere sangue.

Quando il feretro arriva sul luogo della cerimonia, portato a spalla dai commilitoni sulle note del silenzio, l'applauso della gente accorsa nonostante la pioggia è spontaneo, sincero, sentito. La chiesa è gremita: in prima fila hanno preso posto i familiari da una parte, le massime cariche dello Stato e del governo dall'altra. E poi ci sono politici di maggioranza e opposizione, militari, rappresentanti della società civili, gente comune.

Il presidente della Repubblica saluta commosso la famiglia di Tuccillo, poi prende posto in prima fila. Accanto a Giorgio Napolitano ci sono i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (seduto a fianco della terza carica dello Stato, con cui ha avuto un breve scambio di battute), il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Ci sono anche tutti i vertici militari.

Gaetano era «un giovane solare, innamorato della vita, della sua sposa, della sua famiglia, del suo lavoro», ha detto nell'omelia l'ordinario militare, Monsignor Pelvi. Tuccillo era «un ragazzo tranquillo, discreto e sorridente, e fa parte di quella lunga schiera di persone che partono dalla propria casa, dalla propria terra, perché vogliono proteggere la loro patria, quella terra, e il bene comune», ha aggiunto l'ordinario militare.

D'altra parte, ha ricordato monsignor Pelvi, «la storia sta cambiando attorno a noi e l'Italia deve rispondere alla propria vocazione di apertura ad altri, sapendo che questa è la prova di maggiore saggezza e realismo che possiamo dare». «Oggi c'è il rischio serio che ci si possa accontentare di ciò che abbiamo, considerandoci arrivati, chiudendoci in un isolamento egoistico», ha aggiunto monsignor Pelvi. Ma «l'Italia vuole fare la sua parte, sostenere popoli desiderosi di partecipare ai benefici dello sviluppo, di conquistare uno spazio di libertà e democrazia». Per questo è morto Tuccillo.