28 agosto 2025
Aggiornato 17:00
La terza città era sotto assedio da settimane

L'esercito libico si ritira da Misurata, droni Usa in azione

La situazione sul terreno tuttavia rimane ancora incerta. Nella notte bersagliato il compound di Gheddafi a Tripoli

ROMA - L'esercito governativo libico avrebbe ricevuto l'ordine di ritirarsi dalle posizioni occupate attorno a Misurata, terza città del Paese sotto assedio da settimane: lo hanno confermato fonti della ribellione libica mentre dal Pentagono giunge la notizia dell'entrata in azione dei primi droni. Nella notte e nelle prime ore del giorno forti esplosioni sono state avvertite a Tripoli, nei pressi del compound del leader libico Gheddafi.

Come riporta il quotidiano francese Le Figaro, un possibile ritiro delle truppe del regime era stato ipotizzato ieri dal Ministero degli Esteri libico, con la condizione che la zona sarebbe stata affidata alle tribù locali con l'obbiettivo di mettere fine al conflitto «o con i negoziati oppure con la forza».

La situazione sul terreno tuttavia rimane ancora incerta: le vittime dei combattimenti di oggi sono almeno una decina, secondo fonti ospedaliere che parlano anche di una cinquantina di feriti.

Nel frattempo, il Dipartimento della Difesa statunitense ha reso noto che i «droni» (aerei teleguidati) dispiegati in Libia hanno effettuato le prime missioni di attacco al suolo. Il Pentagono ha specificato trattarsi di apparecchi di tipo «Predator», ma non ha fornito alcun dettaglio sugli obbiettivi delle missioni. I droni dotati di armi offensive - e dunque non in semplice configurazione da ricognizione - erano stati dispiegati in Libia giovedì scorso, dopo che Francia e Gran Bretgana avevano chiesto un maggior impegno degli altri Paesi membri della Nato nelle operazioni aeree di attacco al suolo.

A Tripoli, varie esplosioni sono state avvertite ieri sera e questa mattina presto dopo frenetici sorvoli della capitale da parte di aerei caccia della Nato, all'indomani della visita del senatore americano John McCain a Bengasi, roccaforte dei ribelli libici. Le offensive hanno preso di mira un terreno incolto circondato da mura e torrette di guardia e il cui ingresso è controllato costantemente dall'esercito, di fronte alla residenza di Gheddafi a Bab Al-Aziziya, vicino al centro della capitale. Le autorità, che hanno portato i corrispondenti della stampa internazionale sui luoghi, hanno affermato che si tratta di un «parking». Due bombe hanno preso di mira questo obiettivo.