28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Crisi libica

Armare o no i ribelli? Rebus diplomatico senza soluzione

Da giorni se ne discute, ma nessuno sostiene apertamente l'ipotesi sapendo che si tratta di un «campo minato»

NEW YORK - Aiutare i ribelli libici, armandoli. Da giorni se ne parla, ma nessun Paese ha ancora deciso di sostenere apertamente questa ipotesi, ben sapendo che si tratta, dal punto di vista diplomatico, «di un campo minato».
«Potrebbe esserci un trasferimento legittimo di armi se un Paese (della coalizione, ndr) lo decidesse» ha dichiarato questa settimana il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Secondo lei, infatti, la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, votata il 17 marzo, «oltrepassa ed emenda il divieto assoluto di trasferire armi a chicchessia in Libia».

La risoluzione permette ai Paesi membri di «prendere le misure necessarie per proteggere i civili» e dà quindi, secondo Stati Uniti e Gran Bretagna, la possibilità di aiutare i ribelli, fornendo loro delle armi. Ma la Libia è sottomessa a un embargo sulle armi dal Consiglio di sicurezza, che ha votato la risoluzione 1970 in tal senso. «Molti Paesi si opporrebbero sicuramente a qualsiasi tentativo d'interpretazione della risoluzione (1973) che portasse ad autorizzare la consegna di armi» ai ribelli, ha dichiarato un diplomatico di alto rango dell'Onu.

«Sarebbe davvero curioso» se il Consiglio di sicurezza dell'Onu, di pari passo con il rafforzamento dell'embargo sulle armi, ne autorizzasse anche la fornitura con l'intento di proteggere i civili, ha dichiarato Philippe Sands, un esperto di diritto internazionale all'University College di Londra. «La migliore interpretazione della risoluzione 1973 è quella di non dare armi a nessuna parte implicata nel conflitto» ha detto. «Chiunque voglia fornire armi ai ribelli dovrebbe tornare davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu e ricevere un'autorizzazione chiara» ha sottolineato Sands. Philippe Moreau Defarges, esperto di diritto internazionale dell'Istituto francese delle Relazioni internazionali (Ifri) crede che la risoluzione non autorizzi a fornire armi ai ribelli, aggiungendo però che i Paesi dovrebbero trovare il modo per farlo. «La storia delle relazioni internazionali mostra che in casi come questi, gli Stati possono sempre giustificare la consegna di armi. In questo caso, potrebbero farlo dicendo che Gheddafi è un tiranno che commette dei crimini contro il suo popolo e che è un dovere di tutti fornire un aiuto» ha commentato.

Finora, nessun Paese ha preso l'iniziativa; il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha manifestato, giovedì, il suo dissenso. E se il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto di non escludere l'ipotesi, la Francia, per bocca del ministro degli Esteri, Alain Juppé, si è detta pronta a discutere della questione con i suoi alleati, pur sottolineando che non è prevista dalle recenti risoluzioni dell'Onu.