25 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Libia in rivolta

Scontri a Tripoli, bombardamenti nell'est

Appello del Presidente Napolitano: «Gheddafi fermi le violenze contro il suo popolo». Ma i bombardamenti intanto sono ripresi

ROMA - Primi scontri a Tripoli dopo la preghiera del venerdì. Centinaia di persone sono scese in piazza dopo le preghiere e ora si registrano i primi scontri a Piazza Verde nel centro della città. Nel resto del paese, continuano i raid aerei dell'aviazione di Tripoli e la frontiera tra la Libia e la Tunisia è controllata dalle «forze fedeli a Muammar Gheddafi, pesantemente armate»,; si registrano scontri con già una decina di morti anche ad Al Zawiah, a 50 km dalla capitale Tripoli.

Dall'Italia, il presidente della Repubblica Napolitano ha invitato il leader libico a mettere fine a qualsiasi azione militare. «La violenza contro il popolo libico è inaccettabile - ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - Il colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare diretta contro il suo popolo». L'Italia - ha poi aggiunto Napolitano «sostiene pienamente l'appello del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per un rapido superamento della tragedia libica».

Ma i bombardamenti intanto sono ripresi. Nella mattinata l'aviazione libica ha ripreso a martellare le postazioni dei ribelli. Un aereo dell'aviazione libica ha lanciato un attacco contro una base militare controllata dai rivoltosi ad Ajdabiya, nell'est del Paese, senza colpirla.Anche la città di Brega è nuovamente bombardata così come il terminal petrolifero di Ras lanuf. Ieri il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha invitato Gieddafi a farsi da parte: «La violenza deve cessare. Muammar Gheddafi ha perso la legittimità a governare e deve andarsene». Sulla stessa linea l'opposizione libica che controlla Bengasi. I ribelli hanno fatto sapere di non intendere negoziare con il regime di Tripoli fino a quando Muammar Gheddafi non lascerà la guida del Paese. A una mediazione pensano invece altre forze. La Lega Araba sta valutando da parte sua la proposta di mediazione internazionale alla crisi politica avanzata dal presidente venezuelano Hugo Chavez, rifiutata però «categoricamente» dall'opposizione.

Da Roma infine, mentre sta per partire la missione umanitaria deliberata ieri dal Consiglio dei Ministri, il titolare degli esteri Frattini invita a non parlare con «leggerezza» di opzione militare.