24 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Missione ISAF

Holbrooke: l'Iran ha un ruolo per la pace in Afghanistan

L'inviato del Presidente americano: «Nessuno scontro di civiltà, vogliamo un fronte unito. Sì a riconciliazione con i talebani»

ROMA - L'Iran ha «un ruolo da giocare per una soluzione pacifica» della crisi afgana. E' l'opinione dell'inviato del presidente Usa Barack Obama per l'Afghanistan, Richard Holbrooke, fra i protagonisti oggi a Roma della riunione degli inviati internazionali per l'Afghanistan e il Pakistan, a cui prende parte anche un Alto Rappresentante della Repubblica islamica, il direttore per l'Asia del ministero degli Esteri Mohammed Ali Qanezadeh.

«PRIMA VOLTA» - La conferenza di Roma è la nona di questo genere, ma è «la prima volta» che Teheran si siede al tavolo dei colloqui, ha fatto notare Holbrooke. «Per gli Usa non c'è alcun problema a vedere gli inviati dell'Iran intorno a questo tavolo» ha assicurato il diplomatico statunitense, sottolineando che la vicenda afgana è molto diversa da altri dossier di carattere internazionale o bilaterale, come il nucleare.
Anzi, ha aggiunto Holbrooke, la presenza a Roma di una delegazione iraniana insieme agli inviati di dieci paesi musulmani e dell'Oci (Organizzazione della Conferenza Islamica) dimostra che in Afghanistan «non c'è nessuno scontro di civiltà» ma «un fronte unito» contro minacce comuni».

TALEBANI - Il processo politico di stabilizzazione dell'Afghanistan è aperto a «chiunque voglia riconciliarsi», talebani compresi, ma «esistono dei paletti ben definiti». Lo ha sostenuto l'inviato del presidente americano Barack Obama per l'Afghanistan, Richard Holbrooke, in una conferenza stampa a margine della riunione degli inviati internazionali per l'Afghanistan e il Pakistan, in corso a Roma.
Fra le «red lines» dell'inclusione al dialogo politico col governo Karzai, il diplomatico Usa ha citato la «chiara rinuncia ad Al Qaida, la deposizione delle armi e il rispetto della Costituzione, in particolar modo per alcune questioni come la tutela delle minoranze».
La scorsa settimana, fonti della Nato hanno rivelato che forze di Isaf - la missione dell'Alleanza in Afghanistan - stavano facilitando i contatti tra importanti esponenti dei talebani e il governo di Kabul. Diversi membri della Nato, tra cui gli stessi Stati Uniti, avevano già espresso sostegno all'impegno per la riconciliazione nazionale del governo del presidente Hamid Karzai.
«Continuiamo a sostenere un processo di riconciliazione e di reintegrazione» nella legalità dei talebani che abbiano rinunciato alla violenza, ha assicurato Holbrooke. A chi gli chiedeva chi, tra i talebani, abbia già incontrato rappresentanti del governo afgano nelle 'trasferte' a Kabul favorite dalla Nato, Holbrooke ha risposto: «Non è utile fornire dettagli che possono favorire illazioni e speculazioni».

CONSENSO INTERNAZIONALE - Il tedesco Michael Steiner, che coordina l'International Contact Group for Afghanistan and Pakistan - di cui fanno parte 46 alti rappresentanti, fra governi e organizzazioni internazionali - ha insistito sull'importanza di un «consenso internazionale» nella delicata fase che separa le elezioni politiche del 18 settembre scorso dal vertice Nato di Lisbona, in agenda per il 19 e 20 novembre.
«Ci siamo trovati d'accordo su un obiettivo realistico per l'Afghanistan - ha spiegato Steiner - che è una stabilità sufficiente, e diritti umani di base». Insistendo sull'importanza che rivestirà d'ora in poi l'addestramento delle forze di sicurezza afgane, il diplomatico tedesco ha poi rimarcato che «il processo politico di stabilizzazione, che dev'essere a guida afgana, avrà sempre comunque bisogno del sostegno della comunità internazionale».