Silenzio da Pechino su Liu, timori su sorti della moglie
Il Global Times di oggi: «Ovviamente il Nobel per la pace quest'anno è stato concepito per irritare la Cina, ma ciò non avverrà»
JINZHOU - Il neo-premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo è ancora irraggiungibile in un carcere cinese, mentre aumentano le preoccupazioni sulle sorti della moglie, il cui telefono cellulare è stato sequestrato dalla polizia che la controlla a vista.
Le autorità impediscono ai giornalisti di raggiungere la prigione dove l'intellettuale cinese sta scontando una condanna a 11 anni perché accusato di sovversione del potere dello Stato per aver scritto nel 2008, insieme ad altri attivisti, un manifesto - 'Carta 08' - in cui si chiedevano libertà di espressione ed elezioni aperte a più partiti.
Le autorità cinesi - che hanno definito Liu un «criminale» poco dopo l'annuncio del riconoscimento, ieri a Oslo, e hanno minacciato la Norvegia sul futuro delle relazioni diplomatiche - stamattina sono sprofondate nel silenzio. Pechino censura tutti gli articoli e i commenti su Liu che vengono postati sul Web. Solo il quotidiano filogovernativo Global Times si è espresso stamattina, osservando, in un editoriale scritto in inglese, che «ovviamente il Nobel per la pace quest'anno è stato concepito per irritare la Cina, ma ciò non avverrà».
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