25 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Iran

Cresce il commercio Italiano con Teheran

Lo rileva il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot: «Import ed export aumentano di oltre 800 mln euro. Di fatto, la politica di Roma aiuta regime a ottenere stabilità»

GERUSALEMME - Malgrado le promesse fatte dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante una visita in Israele a febbraio, il volume degli scambi tra Italia e Iran è aumentato esponenzialmente: nella prima metà del 2010 le importazioni dalla repubblica islamica del Bel Paese sono lievitate fino a due miliardi di euro. Lo ha rivelato il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, che ha analizzato i rapporti commerciali tra Roma e Teheran in un dettagliato articolo dal titolo 'Sanzioni sulla carta'.

Verificando i dati Istat, Yedioth Ahronot ha riscontrato «che le importazioni italiane dall'Iran nella prima metà del 2010 sono più che raddoppiate, aumentando a una somma di oltre due miliardi di euro». Una cifra che il quotidiano israeliano non ha esitato a definire «veramente mostruosa». Nel periodo corrispondente del 2009, ha aggiunto, «le importazioni sono aumentate di 847 milioni di euro. Anche le esportazioni verso l'Iran sono cresciute notevolmente: da 892 milioni di euro nella prima metà del 2009, quest'anno le esportazioni italiane verso l'Iran sono aumentate a oltre un miliardo di euro».
«Le dichiarazioni sono una cosa, ma le azioni sono un altro paio di maniche», ha scritto nella sua corrispondenza da Roma il quotidiano. «Sei mesi dopo il suo ritorno da una visita in Israele, nella quale il presidente del Consiglio Berlusconi ha promesso di impegnarsi per diminuire l'interscambio Italia-Iran, risulta che di fatto anche quest'anno Roma è una fervida sostenitrice dell'economia iraniana».

«E' vero», ha evidenziato Yedioth Ahronoth, «che Berlusconi e il ministro degli Esteri Franco Frattini hanno dichiarato in passato di comprendere la necessità di erodere l'abilità di Teheran a sviluppare armi nucleari che mettono a repentaglio la sicurezza e l'esistenza dello stato di Israele, ma di fatto la politica del loro governo indica una promozione dell'interscambio con Teheran. Che aiuta il regime degli ayatollah a ottenere stabilità». Il quotidiano ha messo sotto accusa anche la natura dei rapporti. «Nonostante non siano ancora stati pubblicati dati precisi sulla tendenza dell'interscambio», ha spiegato, «non si tratta di un commercio basato su generi alimentari basilari. Dai dati Istat emerge chiaramente che anche quest'anno l'interscambio tra i due Paesi è caratterizzato da prodotti industriali, lavori di infrastruttura, energia, satellitare per la comunicazione, prodotti scientifici e tecnologici. In passato, era già emerso da indagini giornalistiche che aziende italiane hanno fornito all'estero appoggio all'esercito iraniano». Nell'articolo è stato ricordato che «all'inizio dell'anno, l'amministratore delegato di Eni (Paolo Scaroni, ndr) era stato convocato dal Dipartimento di Stato americano per spiegare le enormi dimensioni dell'interscambio tra i due Paesi».

Il quotidiano ha evidenziato che «questo è il quarto anno consecutivo in cui detto interscambio dimostra di crescere, malgrado le sanzioni imposte all'Iran dall'Onu, tutte le promesse fatte all'amministrazione di Washington e i calorosi abbracci profusi da Berlusconi durante la sua visita in Israele». Il quotidiano ha fatto sapere di aver contattato per un commento a Roma sia la presidenza del Consiglio, che ha spiegato che i dati sono ancora in fase di studio, sia il ministero degli Esteri, che li ha confermati. La Farnesina ha spiegato che «la forte crescita delle importazioni dall'Iran dipende dalla variazione del tasso di cambio euro/dollaro e dai prezzi del petrolio. Le esportazioni verso l'Iran non violano le sanzioni imposte dall'Onu: le grandi aziende italiane hanno fermato le proprie transazioni e non c'è alcun uso doppio, civile-militare, della loro attività. Nel contempo, le piccole e medie imprese che avvertono l'accelerazione dell'economia italiana commerciano con l'Iran, correndo rischi in assenza dell'assicurazione governativa per la loro attività».