28 agosto 2025
Aggiornato 12:30
Obama: «Documenti non rivelano nulla di nuovo»

Kabul, «Il Pakistan aiuta Al Qaeda»

Wikileaks svela le vittime civili, il ruolo dell'Iran e l'ambiguità pachistana. Per il Pentagono nessun rischio: «Nessun documento era secretato»

NEW YORK - Che la realtà della guerra in Afghanistan fosse più complicata di quanto lasciassero trasparire le autorità militari era fuor di dubbio, ma i circa 90mila documenti e rapporti delle forze Nato pubblicati dal sito Wikileaks gettano una luce impietosa sull'andamento e il successo delle operazioni.
Come riassume efficacemente il quotidiano statunitense The New York Times, i documenti «spiegano con dovizia di particolari perché, dopo aver speso 300 miliardi di dollari in questa guerra, i talebani sono più forti ora che in qualsiasi altro momento dal 2001».

VITTIME CIVILI - In particolare, viene affrontata la questione relativa alle vittime civili afgane: i rapporti - in massima parte provenienti dall'ambasciata statunitense a Kabul - parlano di almeno 195 vittime, un numero probabilmente inferiore al dato reale: la maggior parte delle vittime è dovuta al nervosismo dei militari in servizio ai posti di blocco, ma non mancano casi come quello di un sordomuto abbattuto mentre cercava di fuggire da un pattuglia che gli aveva intimato l'alt.
Forse non a caso il presidente afgano Hamid Karzai ha scelto la stessa giornata, ieri, per denunciare un bombardamento della Nato avvenuto venerdì scorso nella provincia meridionale dell'Helmand e nel quale sarebbero morti 52 civili, un'operazione di cui l'Alleanza non ha ancora dato alcuna conferma ufficiale.

IL RUOLO AMBIGUO DEL PAKISTAN - Ma a sollevare le maggiori polemiche sono gli aspetti più politici che emergono dai documenti, ovvero la crescente influenza iraniana - compreso il sostegno di Teheran alle milizie talebane - nel Paese, la corruzione che regna all'interno del governo afgano e soprattutto il ruolo ambiguo dei servizi segreti pachistani, l'Isi.
Non va infatti dimenticato che fu proprio Islamabad a favorire l'accesso al potere dei talebani, e i legami di almeno parte dell'Isi - i rapporti fanno il nome in particolare di un ex responsabile, Hamid Gul - con le milizie sembrano essere sopravvissuti non solo per organizzare unità da inviare in Afghanistan per combattere contro i militari statunitensi, ma anche per colpire gli interessi dell'India nel Paese vicino. Il governo pachistano da parte sua ha smentito qualsiasi odierna complicità con le milizie, sottolineando come i rapporti siano «datati e non più rispondenti alla realtà sul terreno», sottolineando come «Stati Uniti, Pakistan e Afghanistan siano Uniti nella lotta contro il terrorismo».
Karzai non si è però mostrato affatto convinto della buona fede pachistana e pur non chiamando in causa esplicitamente Islamabad ha ribadito oggi come i documenti giustifichino la posizione di Kabul secondo la quale «il terrorismo non si combatte nei villaggi afgani, ma colpendone i rifugi e le fonti ideologiche e finanziarie al di là della frontiera». Sta di fatto che difficilmente Islamabad accetterà di tagliare i rapporti con il movimento talebano, sia per la possibilità di guadagnare influenza in Afghanistan che per quella di utilizzare le milizie sul suo territorio come pedina nella querelle con Nuova Delhi sulla sovranità del Kashmir.

CASA BIANCA CONDANNA - La Casa Bianca ha «fortemente condannato» la fuga di notizie sulla guerra in Afghanistan. In una lunga dichiarazione, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jim Jones, sottolinea che l'azione di Wikileaks mette a repentaglio «le vite sia di americani, sia dei nostri alleati, e rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale Wikileaks - ha aggiunto Jones - non ha fatto alcuno sforzo di contattarci circa questi documenti. Il governo degli Stati Uniti ha appreso da organizzazioni giornalistiche che questi documenti sarebbero stati pubblicati. Proprio per la grave situazione che si era creata nel corso degli anni, il presidente Obama ha annunciato la nuova strategia, basata su un sostanziale incremento di risorse in Afghanistan». Jones ha sottolineato poi il rapporto di forte alleanza che esiste tra Usa e Pakistan: «Gli Stati Uniti restano a sostegno del popolo pachistano e dello sforzo del Pakistan focalizzato a sradicare i gruppi estremisti violenti». Anche l'ambasciatore pakistano negli Stati Uniti, Husain Haqqani, ha definito «irresponsabile» la pubblicazione di documenti riservati.

OBAMA: «NULLA DI NUOVO» - Obama ha detto che il dossier di WikiLeaks «non rivela nulla di cui già non fossimo a conoscenza». Il presidente ha comunque definito «preoccupante» la fuga di informazioni. Obama ha parlato dalla Casa Bianca, al termine di un incontro con i leader di maggioranza e minoranza al Senato.
«Anche se mi preoccupa la diffusione di informazioni così riservate sulle nostre operazioni militari, il fatto è che questi documenti non rivelano nulla di nuovo, nulla di cui l'opinione pubblica non fosse già stata informata», ha detto Obama.

WIKILEAKS - Il fondatore di Wikileaks, Julien Assuange, ha sottolineato da parte sua in conferenza stampa come i documenti provino l'esistenza di possibili crimini di guerra commessi in Afghanistan, chiedendo che le forze armate non siano lasciate sole a dover far luce su tali vicende: «Sarebbe come se un poliziotto dovesse indagare su un omicidio di cui è il principale sospettato», ha concluso.

CACCIA ALLA «GOLA PROFONDA» - Sebbene Wikileaks non abbia rivelato la fonte da cui ha ricevuto gli oltre 90.000 documenti riservati sulla guerra in Afghanistan, la cui pubblicazione ha provocato una vera e propria bufera a Washington, tutti i sospetti del Pentagono si sarebbero concentrati su Bradley Manning; l'uomo, ex analista dell'intelligence militare, è già stato incriminato e arrestato alcuni mesi fa con l'accusa di aver consegnato allo stesso sito un video che raffigurava alcuni militari della Nato mentre sparavano contro civili da un elicottero.
Fonti del Pentagono hanno riferito che, in realtà, i documenti potrebbero essere stati consegnati da un qualsiasi funzionario dell'intelligence in grado di avvicinare i dossier riservati, ma un portavoce del dipartimento alla Difesa, citato dal Wall Street Journal, ha confermato che Manning «è una persona su cui si sta indagando con accuratezza».

PER IL PENTAGONO NESSUN RISCHIO - Tanto rumore per nulla. Così si può riassumere il punto di vista del Pentagono sulla pubblicazione di documenti riservati sul conflitto americano in Afghanistan da parte del sito Wikileaks. Come riporta Nbc, citando un funzionario del Pentagono, il dipartimento della Difesa americano non sembra ritenere il contenuto di quei documenti una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti o per i soldati sul campo.
David Lapan, un vice segretario della Difesa per i rapporti con i media, ha detto che i documenti in questione non erano nemmeno stati classificati come «segreti», il livello più basso in termini di delicatezza delle informazioni.
Andrew Exum, uno studioso del Center for a New American Security, è della stessa opinione in un suo editoriale di oggi sul New York Times. «Sono un ricercatore che studia l'Afghanistan e non ho un accesso regolare a informazioni secretate, tuttavia non ho visto nulla nei documenti che mi abbia sorpreso o detto qualcosa di significativo», ha scritto.
Wikileaks deve ancora pubblicare 15.000 documenti.