25 aprile 2024
Aggiornato 03:30
La «visita» cinese del Presidente americano

«Pochi risultati» la stampa scettica sul viaggio di Obama

Iran e clima i maggiori insuccessi secondo i giornali USA. Una visita molto diversa da quelle dei suoi predecessori

NEW YORK - Una visita molto diversa da quelle dei suoi predecessori, il cui impatto si percepirà nel lungo periodo, ma dagli scarsi risultati concreti. I commentatori americani sono tutti sulla stessa lunghezza d'onda circa la visita in Cina di Barack Obama, la tappa più attesa del suo lungo viaggio in Asia. Tre giorni di colloqui dai quali emerge una rapporto economico sempre più stretto tra i due Paesi, che si tramuta in una maggiore cautela diplomatica americana, ma soprattutto una Cina più forte in grado di non piegarsi alle richieste statunitensi.

I giornali americani sottolineano i pochi risultati ottenuti sulla carta, l'assenza di una svolta sui due temi più attesi, l'Iran e il clima, ma anche il fatto che Obama è arrivato in Cina con presupposti molto diversi di quelli trovati da George W. Bush e Bill Clinton prima di lui negli anni '90. Oggi la Cina è il principale creditore degli Stati Uniti, detenendo 800 miliardi di dollari di buoni del Tesoro, fondamentali a finanziare la spesa pubblica americana, mentre gli scambi commerciali sono quasi 100 volte maggiori, in termini assoluti, di quelli di 30 anni fa. Quando Clinton arrivò in Cina il Messico valeva in valore commerciale molto di più di Pechino.

NUCLEARE IRANIANO - Il New York Times parla apertamente in prima pagina della capacità cinese di dire di no a Obama sulle questioni più calde: Iran, mercato valutario e diritti umani. Tutte questioni sulle quali il presidente Hu Jintao non ha mostrato la disponibilità attesa dalla delegazione americana, rifiutandosi di accettare domande nella conferenza stampa congiunta. «Obama lascia Pechino non a mani vuote però», prosegue la corazzata del giornalismo americano spiegando che nella dichiarazione finale c'è almeno l'impegno a lavorare insieme sui temi di maggiore importanza reciproca. La Casa Bianca però non ha ottenuto il sì che sperava sulle sanzioni all'Iran, forse il maggiore insuccesso della missione.

CLIMA - Il Washington Post si sofferma invece sulla delusione ambientale e l'ammissione che a Copenaghen sarà impossibile arrivare a un trattato effettivo sul clima, nonostante il tentativo di Obama di introdurre un tetto alle emissioni inquinanti nella normativa americana. «Un passo modesto per un nuovo presidente che prometteva in campagna elettorale di raggiungere obiettivi di grande portata nelle relazioni diplomatiche», scrive il giornale di Washington che nota di più «l'inchino» politico di Obama a Pechino rispetto a quello «da galateo» fatto all'imperatore del Giappone.

DIRITTI UMANI - Anche l'appello sulle libertà e sui diritti umani sembra non aver particolarmente smosso il governo di Pechino che si è limitato ad ammettere le «divergenze di vedute». Le autorità cinesi non hanno fatto nessun passo indietro neanche davanti alla richiesta americana di dare la maggiore copertura possibile all'incontro di Obama con gli studenti. L'effetto maggiore rilevato dalla stampa americana è piuttosto quello sul popolo cinese, che ha atteso Obama come una super star internazionale e che ha visto la visita come un grimaldello per aprire la Cina alle libertà occidentali.