Massacro a Baghdad: almeno 136 morti, sospetti su Al-Qaida
Per il Presidente degli Stati Uniti Obama:«Attacchi oltraggiosi, sosterremo iracheni per le elezioni»
BAGHDAD - Baghdad ha sofferto oggi la peggiore carneficina da almeno due anni a questa parte, con un bilancio ancora controverso ma che sembra essere di almeno 136 morti e oltre 600 feriti. La strage è stata provocata da due attacchi suicidi, il primo verso le 10.30 contro gli edifici del ministero della Giustizia e quello delle Municipalità, e il secondo dieci minuti più tardi davanti alla sede del Governatorato di Bagdad.
ZONA VERDE - Gli attentatori hanno colpito nel pieno centro della capitale, a poche centinaia di metri dalla superprotetta «Zona verde» che ospita l'ambasciata americana e l'ufficio del premier Nouri Al-Maliki. Secondo il generale Kassem Atta, portavoce del comando militare della capitale, «i kamikaze hanno usato per il primo attacco un camion con una tonnellata di esplosivo, e per il secondo una automobile con 700 chili di esplosivo».
OMBRE SU AL QAEDA - Gli attentati non sono stati rivendicati, ma il premier al-Maliki ha accusato Al-Qaida e i seguaci del partito Baath del defunto dittatore Saddam Hussein: «I crimini del Baath e di Al Qaida non riusciranno a bloccare il processo politico e la tenuta di elezioni», ha affermato il primo ministro, la cui scommessa politica è stata proprio il ripristino della sicurezza nel Paese in vista delle elezioni del prossimo 16 gennaio. Gli attacchi hanno superato in dimensioni l'attentato dello scorso 19 agosto a Baghdad che aveva ucciso 95 persone e aperto una crisi con la Siria, accusata di esserne mandante. Oggi il governo di Damasco ha condannato la strage in una nota ufficiale che parla di «azioni criminali».
OBAMA - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha trasmesso le sue condoglianze al governo iracheno parlando di «attacchi oltraggiosi» che «dimostrano l'agenda di odio e distruzione» di chi li ha compiuti. Secondo Obama, comunque, gli attentati di oggi «non prevarranno sul coraggio e la resistenza del popolo iracheno e la sua determinazione a costruire istituzioni forti». L'America - ha ribadito il presidente in un comunicato - sosterrà gli iracheni «che si preparano per le elezioni l'anno prossimo».