Miliband: Dialogare con i guerriglieri «moderati»
E a leader Kabul chiede «governo credibile, efficace e onesto»
BRUXELLES - Per vincere la guerra in Afghanistan bisogna avviare un dialogo con i guerriglieri 'moderati', separandoli dai talebani 'irriducibili'. E' quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, nella scia di quanto già affermato dall'amministrazione Usa di Barack Obama.
Miliband - intervenuto al quartier generale alla Nato a Bruxelles per presentare una nuova strategia politico-militare in Afghanistan - ha sottolineato che il «processo di riconciliazione» deve essere condotto dalle autorità afgane, a cui ha chiesto anche di assicurare un «governo credibile, efficace e onesto» a tutti i livelli provinciali e distrettuali.
«ACCORDO POLITICO» - Il capo del Foreign Office ha auspicato un «accordo politico in Afghanistan che attiri i nazionalisti conservatori Pashtun - separando chi vuole un governo islamico a livello locale da chi vuole condurre una jihad violenta a livello globle - e che assicuri loro abbastanza spazio nella politica locale affinché abbandonino la strada dello scontro con il governo». Miliband ha citato anche un discorso pronunciato a fine marzo da Obama, dichiarando che «coloro che hanno preso le armi perché obbligati o perché pagati devono avere l'opzione di scegliere un cammino diverso».
RIBELLI NON SOLO «TALEBANI» - Secondo il ministro britannico, non si possono «etichettare i ribelli sotto l'unica etichetta dei 'talebani'». In realtà «non c'è una singola autorità affermata dei ribelli in Afghanistan o Pakistan»: a fianco dei talebani del Mullah Omar, i più gerarchizzati e meglio organizzati, ci sono molti che «sono stati attratti dalla ribellione per ragioni diverse, più pragmatiche che ideologiche». Per esempio, nota Miliband, i talebani pagano i loro soldati 10 dollari al giorno, più di quanto si possa guadagnare arruolandosi nella polizia. Mentre la popolazione civile «pur temendo il ritorno dei talebani, dubitando della capacità dello Stato di proteggerli, e quindi si mantengono ambivalenti».
LOTTA ALLA CORRUZIONE - Per vincere la fiducia della popolazione, oltre a rafforzare la capacità della polizia e dell'esercito afgano di garantire la sicurezza, Miliband esorta ad impegnarsi contro la corruzione. Un fenomeno che continua a dilagare sotto l'autorità del presidente Hamid Karzai, il candidato favorito alle elezioni del 20 agosto. Secondo il ministro britannico serve «un governo locale che sia credibile, efficace e onesto, con risorse appropriate e sostenuto da Kabul, che operi in sintonia con le strutture e la storia tribale. E' impossibile sottovalutare l'importanza di questa nomine», ha insistito Miliband, riferendosi ai 34 governatori provinciali e ai 364 governatori distrettuali che dovranno essere scelti nei prossimi mesi. Inoltre il rappresentante del governo di Londra ha promesso un maggiore impegno sul fronte degli aiuti allo sviluppo. «E' parte dell'equazione», ha detto, indicando che la Commissione Ue e i Ventisette hanno stanziato 900 milioni di euro l'anno.
RESPONSABILIZZARE LE AUTORITA' - Il capo della diplomazia britannica ha insistito molto sulla 'responsabilizzazione' delle autorità afgane. «Spesso parliamo di condivisione degli oneri tra i membri della nostra Alleanza. Ma il maggior cambiamento deve essere il conferimento di maggiori responsabilità allo Stato afgano», ha detto.
IMPEGNO MILITARE - Tuttavia, Miliband ha precisato che «il dibattito» sul maggiore impegno militare di alcuni Paesi Ue - come la Germania che opera solo nel nord e non ha rinunciato ai caveat - «rimane aperto». In Gran Bretagna, il cui esercito ha perso 20 uomini nel corso dell'ultimo mese, la questione è particolarmente sensibile. «Il popolo britannico è assolutamente determinato a svolgere la propria parte, ma vogliamo che anche gli altri la svolgano», ha sottolineato il ministro. «Ma la condivisione degli oneri tra di noi deve essere combinata con la condivisione degli oneri con il popolo afgano», ha spiegato.