28 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Conti pubblici

Manovra, Banca d'Italia «tifa» Ue. E rimpiange i governi Monti e Renzi

Forti critiche da parte di Luigi Signorini, vicedirettore generale della Banca d’Italia. «Le riforme dei governi precedenti avevano iniziato a dare frutti»

Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch
Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA - L’andamento dell’economia e la volatilità dei mercati «rendono ambizioso il conseguimento degli obiettivi di crescita prefigurati dal Governo per il prossimo anno». Il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Signorini, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato sulla manovra avverte il governo. «Le informazioni resesi disponibili nelle ultime settimane hanno confermato i segnali di indebolimento dell’economia» ha spiegato il numero due di Bankitalia, aggiungendo che «la volatilità sui mercati finanziari è aumentata e i premi per il rischio rimangono elevati». Quindi, «nel complesso questi andamenti rendono ambizioso il conseguimento degli obiettivi di crescita prefigurati dal Governo per il prossimo anno». L’aumento dello spread, ha poi aggiunto Signorini, «è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi, rispetto a quanto si sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile». E se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati si arriverebbe alla spaventosa cifra di 5  miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020.

«Assicurare nesso tra contributi e pensioni»
«È certamente possibile introdurre altri elementi di flessibilità rispetto alle regole vigenti» ha poi spiegato Signorini, «per esempio per quanto riguarda i requisiti minimi di pensionamento; è tuttavia a nostro avviso necessario che interventi di questo tipo tengano conto del fatto che la sostenibilità finanziaria e l'equità intergenerazionale del nostro sistema si fondano sul nesso tra contributi versati e prestazioni erogate». In altre parole, l'importo di una pensione eventualmente anticipata dovrebbe essere - secondo la Banca d'Italia, «aggiustato per tener conto del minore montante acquisito e del più lungo periodo atteso di erogazione della pensione». Non rispettando questo criterio, «si rischierebbe di compromettere l'equilibrio di lungo periodo del sistema, aggravando l'onere a carico delle generazioni future».

La Banca d'Italia «tifa» Ue
Non usa mezze parole, Luigi Signorini, nell'auspicarsi che, nell'ambito dell'interlocuzione in corso con la Commissione e con il Consiglio europeo, «si trovi una soluzione che concili il rispetto sostanziale delle regole cui l'Italia è tenuta come membro dell'unione monetaria, e che assicurano un credibile percorso di rientro nel medio termine, con accorte misure di sostegno all'economia e con il perseguimento degli obiettivi politici del Governo e del Parlamento».

Il «ricordo» dei tagli di Monti e Renzi
Ma a far capire la linea che terrà la Banca d'Italia in questo «scontro» tra governo e Ue è il cuore dell'intervento di Signorini, che addirittura sembra rimpiangere i tagli - da lui chiamati «riforme» - dei governi precedenti. Il riferimento è, ovviamente, agli esecutivi di Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. «Le riforme attuate negli anni, o meglio nei decenni, passati hanno cominciato a dare frutti» e sono «la via maestra per aumentare in prospettiva il potenziale di crescita dell'economia, e così anche creare risorse per combattere la povertà e alleviare il disagio di chi resta indietro». E poco importa se il  «più lavoro» al quale fa riferimento Bankitalia sia quello dato dai (precari) contratti del Jobs Act: «La ripresa ha generato più lavoro di quanto ci si sarebbe potuti aspettare anche se il PIL rimane inferiore di circa il 4 per cento rispetto al 2007, il numero degli occupati ha raggiunto un massimo storico. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro delle donne e delle classi di età più elevate si è innalzato».

Le critiche alla Flat Tax e al «condono»
Lo «scalino» della flat tax dopo la soglia dei 65mila, per Signorini, potrebbe «comportare un disincentivo alla crescita dimensionale delle imprese e un incentivo a comportamenti elusivi o evasivi». E «benché l'obiettivo di semplificazione sia apprezzabile, occorrerà valutare con attenzione nei dettagli alcuni profili di efficienza ed equità di questi interventi». Gli effetti «scalino» che si determineranno in corrispondenza delle soglie di 65.000 e 100.000 euro «potrebbero comportare un disincentivo alla crescita dimensionale delle imprese e un incentivo a comportamenti elusivi o evasivi finalizzati a mantenere il reddito entro la soglia». Anche il condono fiscale va considerato «con molta attenzione» visto che può determinare «disincentivi all'adempimento regolare degli obblighi tributari». Guardando alle misure sul fisco contenute nel decreto fiscale, per Signorini da un lato la fatturazione elettronica «se ben attuata, può contribuire a un miglioramento strutturale dell'efficienza, correttezza e trasparenza dell'attività di riscossione»; dall'altro «misure come li condono fiscale potrebbero determinare disincentivi all'adempimento regolare degli obblighi tributari e andrebbero quindi considerate con molta attenzione».