11 dicembre 2024
Aggiornato 17:00
Manovra finanziaria

Salvini: "No, non faremo la fine della Grecia"

A Night Tabloid il ministro dell'Interno ha spiegato come stanno le cose a proposito di un presunto complotto per far salire lo spread

Il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini
Il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MEO ANSA

ROMA - No, non faremo la fine della Grecia. La promessa arriva dal vicepremier Matteo Salvini, che vuole rassicurare gli italiani, e i mercati. «Il governo è pronto, noi non torniamo indietro, gli italiani sono pronti a darci una mano", ma "nessuno pensi che faremo la fine della Grecia, assolutamente no». A Night Tabloid, in onda questa sera su Rai2, il ministro dell'Interno ha spiegato come stanno le cose a proposito di un presunto complotto per far salire lo spread. «Non sono un complottista. Sicuramente la manovra economica investe sulle pensioni, sulla riduzione delle tasse, su 400mila posti di lavoro, perché se tu mandi in pensione 400mila italiani liberi 400mila posti di lavoro, quindi una manovra che investe sulla crescita, sul lavoro, che taglia tasse, spaventa i mercati. O c’è qualcuno che si vuole spaventare a prescindere perché magari voleva continuare a comprare aziende italiane sottocosto oppure non hanno ancora letto la manovra, ma sono sicuro che quando la leggeranno saranno tranquilli».

Se lo spread sale ancora
E se lo spread arrivasse a 400 cosa accadrebbe? «E se arriva a 500, a 600, a 700?" replica Salvini. "Mi auguro di no, perché ci vanno di mezzo i nostri risparmi, i miei risparmi, i suoi risparmi. Ripeto, se devono giudicare la nostra idea di Italia e di economia lo spread scende perché se io devo fare un prestito a qualcuno e questo qualcuno ha un’idea di come far crescere il valore della sua azienda glieli dò i soldi. Se voglio vendere perché questo governo non mi piace perché può essere un pericolo per coloro che comandano in Europa, allora è un pregiudizio».

Piazza Affari in lieve recupero, poi no
Intanto, sono sfumati i tentativi di calmieramento degli scambi mattutini: tornano sotto pressione i titoli di Stato dell’Italia. A fine mattina i rendimenti dei Btp a 10 anni salgono di 10 punti base rispetto al fixing di ieri, al 3,69 per cento e il differenziale rispetto ai tassi dei Bund tedeschi, lo spread, si allarga a 313 punti base. L'avvio di contrattazioni era stata questa mattina in parziale recupero a Piazza Affari, con un più 0,44 per cento dell’indice Ftse-Mib, ma poi le cose sono cambiate. Ieri la Borsa di Milano aveva siglato la seduta con un nuovo pesante calo, meno 2,43 per cento mentre si trascinano le polemiche tra governo e Commissione europea sui propositi di Bilancio. Le pressioni sui titoli di Stato avevano innescato nuove flessioni sui gruppi bancari. In avvio di seduta si è registrato anche un lieve calmieramento sui titoli di Stato, dopo le rinnovate tensioni che si sono accumulate nella seduta di ieri con il persistere del confronto tra governo e Commissione europea sulla manovra. Il differenziale sui rendimenti tra Btp a 10 anni e Bund della Germania si riposizione appena sotto la soglia psicologica dei 300 punti base, a quota 298 secondo la piattaforma Mts. I tassi retributivi dei Btp risultano di 5 punti base più bassi rispetto alla chiusura di ieri, al 3,55 per cento restano vicini ai massimi da 4 anni a questa parte.