Pensioni, la beffa del part time agevolato: escluse le donne e risorse solo per 20mila persone
Con il decreto firmato da Giuliano Poletti viene introdotto il part time agevolato in uscita, ma questo rischia di essere escluso alle donne e riservato a una platea di sole 20mila persone. Ecco perché è necessario procedere verso una maggiore flessibilità in uscita
ROMA - Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha dato il via libera al part time agevolato in uscita, che prevede la possibilità di un contratto molto conveniente per i lavoratori vicini alla pensione di vecchiaia. Secondo la Uil, però, questa opzione potrebbe essere preclusa alle donne.
Il decreto di Poletti
Il decreto che disciplina il part time agevolato in uscita, firmato dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e da quello del Lavoro, Giuliano Poletti, introduce la possibilità per i lavori del settore privato vicini alla pensione di trasformare l'orario full time in part time con un contratto molto conveniente. Tuttavia, secondo la Uil, da questo beneficio potrebbero essere escluse le donne, perché «potranno usufruirne in misura molto limitata».
Part time agevolato precluso alle donne
Come spiega Enrico Bronzo nel suo articolo su Il Sole24ore, in pratica chi ha compiuto a fine 2015 63 anni e 7 mesi di età e ha almeno 20 anni di contributi versati potrà accordarsi con il datore di lavoro per un contratto di part time agevolato in uscita, ma per le donne questa opzione appare impossibile in partenza dato che le lavoratrici del settore privato nate nel 1951 sono già andate in pensione, quelle nate nel 1952 ci andranno quest'anno grazie a quanto previsto dalla riforma Fornero, e le nate nel 1953 non potranno comunque utilizzare l'opzione dato che raggiungeranno i requisiti per la vecchiaia dopo la fine del 2018.
Risorse solo per 20mila persone
Le donne, dunque, sembrano escluse da questa possibilità. La platea potenzialmente interessata dal beneficio si riduce così a circa 389 mila lavoratori ma, numeri alla mano, poiché il governo ha finanziato questa operazione con 240 milioni di euro in tre anni (così ripartiti: 60 milioni quest’anno, 120 nel 2017 e poi ancora 60 nel 2018), significa che da qui a fine anno potranno usufruire della norma al massimo 20 mila persone. Il part time agevolato in uscita è un passo avanti e apprezziamo lo sforzo del governo, ma non basta. Ecco perché siamo d'accordo con il sottosegretario all'Economia.
Verso la flessibilità in uscita
«Più che parlare di part-time il tema su cui ci dobbiamo concentrare è la flessibilità in uscita del sistema previdenziale», ha sottolineato il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, intervistato oggi a margine del convegno sui welfare aziendali organizzato dalla rivista Formiche a Roma, dopo che ieri il ministro del Lavoro ha firmato il decreto sul part time agevolato. Secondo Baretta, la legge Fornero ci ha garantito una stabilità dei conti pubblici e da questo punto di vista va difesa, perché ci è stata molto utile anche nel rapporto con l'Europa. Ma ha dei punti di rigidità che possono essere superati senza cambiare la legge completamente: introducendo invece elementi di flessibilità in uscita. Ed è quello su cui - speriamo - si sta lavorando da qui alla prossima legge di stabilità.
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