26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Con piano lavoro-investimenti benefici su Pil 4 volte superiori

Cgil a Renzi: con le misure annunciate, l'Italia non tornerà a crescere

Secondo il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, i tagli lineari e le nuove misure fiscali annunciate dal governo negli scorsi giorni proseguono sulla solita linea sbagliata che non favorirà mai la crescita

ROMA (askanews) - Le nuove misure fiscali annunciate nei giorni scorsi dal presidente del consiglio proseguono sulla «stessa linea sbagliata». E' questo il giudizio del segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, in merito al pacchetto taglia-tasse del Governo che prevedrebbe una revisione della spesa pubblica complessiva di circa 26 miliardi. Tagli lineari che preoccupano il sindacato di corso d'Italia.

Taglio generalizzato imposte controproducente
«Non abbiamo sentito parlare di spesa pubblica diretta, investimenti pubblici o creazione di occupazione - dice Barbi - ovvero i soli interventi che, specialmente in recessione, moltiplicherebbero la crescita e i redditi. Il taglio generalizzato delle imposte avrebbe come effetto una maggiore riduzione delle tasse per i più ricchi».

Dalla creazione di occupazione, beneficio sul Pil quattro volte superiore
Ad analizzare luci ed ombre della proposta di Renzi, uno studio dell'ufficio fisco e finanza pubblica della Cgil, che rileva come dalla creazione diretta di occupazione e investimenti pubblici si avrebbe un beneficio sul Pil quattro volte superiore rispetto ad un taglio generalizzato delle tasse. Lo studio rileva che per otto milioni di contribuenti, quelli delle due fasce di versamento più basse, l'imposta esentata sarà di circa 55 euro (pro-capite), mentre per un milione di contribuenti più ricchi, appartenenti alle due fasce di versamento più alte, il risparmio sarà in media di circa 827 euro. Lo sconto per i 35.700 proprietari di case di lusso di maggior valore, arriverà in media a circa 1.940 euro.

No a abolizione generalizzata Imu
«L'abolizione generalizzata delle imposte sulla prima casa - spiega Barbi - fornirà benefici molto limitati a chi ha già poco, cioè la maggioranza di lavoratori e pensionati, mentre saranno molto più cospicui per chi possiede proprietà di maggior valore». Se per le persone a basso reddito i vantaggi saranno modesti, rilevanti saranno invece gli svantaggi: «Le mancate entrate derivanti dall'abrogazione di Tasi e Imu saranno coperte da tagli sui servizi normalmente fruiti da questi cittadini». Basti pensare all'ulteriore impoverimento del servizio sanitario pubblico che ridurrà il diritto universale alla salute.

Serve creazione di lavoro
Nel 2016, come anticipato dall'esecutivo, le misure strutturali di riduzione fiscale alle imprese raggiungerebbero i 10 miliardi annui, così da poter arrivare a un'imposizione del 24% nel 2017. Con la decontribuzione legata ai nuovi contratti a tutele crescenti, previsti dal Jobs Act, si stima una spesa effettiva di 5 miliardi in tre anni per la creazione complessiva di 200mila unità di lavoro nel settore privato. Lo studio della Cgil sostiene che se queste risorse fossero state impiegate per la creazione diretta di lavoro pubblico, giovanile e femminile, in settori strategici legati a innovazione e beni comuni, non si sarebbero dovuti tagliare servizi e welfare e contemporaneamente si sarebbero moltiplicati i posti di lavoro privati.

Ennesimo provvedimento a pioggia
La riduzione delle imposte per le imprese, con la diminuzione di Ires e Irap, sembra essere per il dirigente sindacale «l'ennesimo provvedimento a pioggia che prescinde, a oggi, da investimenti, innovazione, produttività e maggiore occupazione». Come ultimo provvedimento fiscale, Renzi ha annunciato la riduzione delll'Irpef nel 2018. L'ufficio fisco e finanza pubblica della Cgil ha calcolato che con questa misura il risparmio annuo per un reddito di 18mila euro sarà di 970 euro, per uno di 35mila euro di 2.950, e di ben 11.800 euro per un reddito annuo di 150mila euro.

Memorie berlusconiane
«Ricalcando il progetto del patto con gli italiani di Berlusconi e Tremonti - aggiunge l'esponente della Cgil - il governo Renzi evoca una riforma dell'Irpef che così come annunciata, con due sole aliquote, non garantirebbe più la progressività del sistema tributario. Il risparmio fiscale sarà così tanto più ragguardevole, quanto maggiore è il reddito». In conclusione Barbi sottolinea come «ciascuna di queste nuove misure fiscali non favorirà l'occupazione, ne tanto meno stimolerà la crescita del Paese. Per tornare al tasso di disoccupazione pre-crisi occorrerebbero ancora venti anni, dato già stimato dalla Cgil e confermato dal Fmi»