Ocean Cleanup ripulirà la più grande isola di plastica oceanica al mondo
Il sistema per eliminare dagli oceani l'enorme quantità di detriti plastici che vi galleggiano inventato nel 2012 dal 20enne olandese Boyan Slat, sta per diventare realtà. Fra un anno sarà operativo il progetto pilota che vuole bonificare la Great Pacific Garbage Patch situata tra le Hawaii e la California. La struttura sarà installata a largo dell'isola giapponese di Tsushima nel 2016
TOKYO – Ocean Cleanup, il sistema per ripulire gli oceani dalle enormi quantità di plastica che galleggiano sui nostri mari inventato nel 2012 dal 20enne olandese Boyan Slat, sta per diventare realtà. Fra un anno sarà operativo il progetto pilota, che si pone l'obiettivo di eliminare la Great Pacific Garbage Patch, la più grande isola di plastica oceanica al mondo situata tra le Hawaii e la California. La struttura sarà installata a largo dell'isola giapponese di Tsushima entro il secondo trimestre del 2016.
LA SPEDIZIONE DI RACCOLTA DATI - In vista dell'evento ad agosto partirà una spedizione di circa 50 imbarcazioni che navigheranno in parallelo dalle Hawaii a Los Angeles, per misurare la massa totale della Great Pacific Garbage Patch, per determinare la distribuzione dei detriti plastici lungo la sua superficie e la loro profondità. Si raccoglieranno più dati in quelle tre settimane che serviranno per coprire quei 3,500,000 km2 di quelli collezionati negli ultimi 40 anni. In particolare ogni imbarcazione trascinerà una rete a strascico compatta, chiamata Manta, strumento scientifico utilizzato per quantificare i livelli di inquinamento da plastica delle acque. Si tratta di una struttura in alluminio alla quale sono collegati una decina di raccoglitori (30cmx50cm) posizionati a profondità diverse (fino a 5 metri) che è già stata testata in 4 spedizioni e grazie alla quale si è capito che in condizioni normali la maggior parte dei detriti plastici fluttua a una profondità compresa tra gli 0 e i 2 metri. Il team di Ocean Cleanup ha sviluppato una specifica app per smartphone grazie alla quale ogni equipaggio può facilmente quantificare e caratterizzare i detriti raccolti.
COME FUNZIONA OCEAN CLEANUP - Queste informazioni sono fondamentali per la buona riuscita del progetto, in quanto serviranno per determinare la profondità a cui far pescare le barriere galleggianti. Si tratta di enormi bracci lunghi 2 chilometri ancorati al fondale marino, che muovendosi grazie alla forza delle correnti spingono i detriti plastici in punti di raccolta dove frantumatori e compattatori alimentati ad energia solare li stoccano in attesa che vengano prelevati e riciclati. Ocean cleanup sarà la più lunga struttura galleggiante sul mare e si è scelto di posizionarla a largo del Giappone «perché la corrente e le condizioni d'onda sono favorevoli per i test, e c'è tanta plastica, nell'isola arrivano a terra 30mila metri cubi di rifiuti ogni anno», ha spiegato Slat.
I TEST PRELIMINARI - Durante due esperimenti, uno a largo delle Azzorre (marzo 2014) e l'altro nel porto di Rotterdam (settembre 2014), è stata testata la capacità di cattura e raccolta di un impianto su piccola scala con bracci lunghi 40 metri e profondi 33 metri. In entrambi i casi è stata dimostrata l'efficacia del sistema e il fatto che non si sono registrati accumuli di plancton lungo le barriere, uno dei pericoli sollevati da alcuni biologi marini che hanno criticato il progetto. Basandosi su simulazioni computerizzate, il team di Ocean Cleanup ha stimato che sarà in grado di eliminare la Great Pacific Garbage Patch in 10 anni se verranno posizionate barriere per una lunghezza di 100 chilometri.
I DETRITI PLASTICI NEL MARE - La Great Pacific Garbage Patch, estesa quanto l'Europa e alimentata da mille chili di detriti al giorno, è solo una delle 5 isole di plastica finora censite. Altre due galleggiano sull'Atlantico, una sull'Indiano e un'altra nel pacifico. La loro formazione è dovuta all'ingresso in mare ogni anno di 8 milioni di tonnellate di detriti ogni anno, inquinamento che causa la morte di almeno un milioni di uccelli marini all'anno e di circa centomila mammiferi marini. Inoltre la plastica sta minacciando la sopravvivenza di almeno 100 specie animali ed è anche considerata un veicolo per il trasporto di organismi invasivi che mettono a rischio gli ecosistemi nativi. Infine con la plastica entrano nella catena alimentare diverse sostanze tossiche, come il Pcb e il Ddt, che vengono ingerite dai pesci e arrivano fino alle nostre cucine provocando cancro, malformazioni e diminuzione della fertitilità. Secondo l'Onu ogni anno l'inquinamento da plastica dei mari costa 13 miliardi di dollari, mentre per Ocean Cleanup se si decidesse di ripulire i mari utilizzando imbarcazioni si impiegherebbero almeno 79mila anni, con un costo i miliardi di dollari, il consumo di grandi quantità di energia e l'emissione in atmosfera di enormi quantità di CO2 e altri inquinanti.