24 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Al bando l'air gun, o altri metodi che prevedano l'utilizzo di esplosivi

Il ddl ecoreati mette la parola fine alle trivellazioni in mare

Il disegno di legge ha quasi completato il suo iter legislativo. Se non dovesse subire modifiche alla Camera, dove è previsto il suo passaggio in terza lettura, il governo sarebbe impegnato a non rilasciare nuove autorizzazioni relative alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione, stoccaggio di idrocarburi nelle acque marine e a non dare seguito ai procedimenti in corso di istruttoria

ROMA – Il disegno di legge (ddl) sugli ecoreati ha quasi completato il suo iter legislativo. Se non dovesse subire modifiche alla Camera, dove è previsto il suo passaggio in terza lettura, il governo sarebbe vincolato a fermare le trivellazioni in mare.

COSA PREVEDE LA NORMA - Stando al testo approvato oggi dal Senato con 165 voti favorevoli, 49 contrari e 18 astenuti l'esecutivo si è impegnato a non rilasciare nuove autorizzazioni relative alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione, stoccaggio di idrocarburi a mare e a non dare seguito ai procedimenti in corso di istruttoria. Inoltre è stato deciso di porre fine alle tecniche di esplorazione non conformi alle direttive dell'Unione europea. In particolare è stata bandita la pratica detta «air gun», o altri metodi che prevedano l'utilizzo di esplosivi per le trivellazione in mare, con pene piuttosto blande per i responsabili (da 1 a 3 anni di carcere)

SMONTATO IMPIANTO DI SBLOCCA ITALIA - Se il ddl venisse approvato così com'è, andrebbe a incidere sull'articolo 38 dello Sblocca Italia (Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali). In quel decreto il governo Renzi ha previsto oltre a una semplificazione della burocrazia per la concessione di trivellazioni, con il concessorio unico, l'eliminazione di fatto delle prerogative delle Regioni in merito ai procedimenti di valutazione di impatto ambientale (Via). Con lo Sblocca Italia infatti l'esecutivo si è posto l'obiettivo di investire sulla produzione nello Stivale di idrocarburi liquidi e gassosi (raddoppiandone la produzione entro il 2020) e ha stabilito che nel caso sorgessero opposizioni da parte degli enti locali, l'ultima parola spetti al ministero dell’Ambiente che dovrebbe darne notizia al ministero dello Sviluppo economico.

I PADRI DELLA PROPOSTA - L'ipotetico stop alle trivellazioni marine si deve ai senatori siciliani Giuseppe Compagnone, Giuseppe Ruvolo, Antonio Scavone (Grandi autonomie e libertà ) e Antonio D’Alì (Forza Italia) che hanno proposto un apposito ordine del giorno, sottoscritto anche dalla Lega Nord, dal Movimento 5 stelle, dal gruppo Misto-Sinistra ecologia e libertà e dalla senatrice del Partito democratico Laura Puppato. I senatori hanno spiegato che si tratta di «una battaglia che ci vede in prima linea a difesa del nostro mare. Basti pensare infatti che da qui a luglio il governo potrebbe dare concessioni che, secondo quanto previsto, tra una proroga e l’altra, potranno durare fino a 52 anni. In questo modo l’esecutivo si impegna a non farlo. Vigileremo senza sosta affinché questo non avvenga».