19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Draghi pronto a nuovi interventi

La Bce unita contro la deflazione

La Bce ribadisce che l'inflazione è troppo bassa: nell'area euro dovrebbe essere vicina al 2%, invece si attesta allo 0,4%. E le prospettive non sono rassicuranti: calo dei consumi delle famiglie e rallentamento degli ordini delle imprese non lasciano presagire niente di buono. Mario Draghi è pronto a nuove misure per combattere la deflazione.

ROMA - Sono due i fattori che la Banca centrale europea terrà prevalentemente in conto per decidere eventuali misure supplementari, contro il protrarsi della bassa inflazione. «Primo, se le misure attuali dovessero risultare non sufficienti», ha spiegato il presidente Mario Draghi nella conferenza stampa al termine del consiglio direttivo. «Due, se dovessero peggiorare le prospettive di medio termine di inflazione».

OCSE: SERVE UN NUOVO QUANTITATIVE EASING - Negli ultimi mesi, in risposta a questa persistente debolezza, la Bce ha praticamente azzerato i tassi di interesse, approntato nuovi rifinaziamenti agevolati di lungo termine a favore delle banche (i Tltro, vincolati al riutilizzo nell'economia reale) e avviato un piano di acquisti di titoli confinato ad alcune emissioni ritenute molto solide, le obbligazioni bancarie garantite e i prestiti cartolarizzati (Abs).Diversi osservatori sono convinti potrebbe servire di più rivitalizzare domanda e crescita dei prezzi. Proprio oggi l'Ocse ha rilanciato gli appelli a varare un vero e proprio piano di acquisti generalizzati di titoli, un Quantitative Easing che includa emissioni pubbliche.Avvertendo che l'area euro rischia di vedersi protrarre la fase di stagnazione dell'economia, circostanza che aggraverebbe la debolezza dell'inflazione.

L'INFLAZIONE E' TROPPO BASSA - Attualmente il caro vita si attesta allo 0,4 per cento medio nell'area euro, mentre l'obiettivo ufficiale della Bce, in quella che definisce «stabilità dei prezzi», è una inflazione inferiore ma vicina al 2 per cento. In ogni caso, al di là delle ricostruzioni su dissensi interni al direttorio, sembra abbastanza condivisa la convinzione tra i governatori che prima di valutare altre misure sia necessario aspettare qualche mese, per verificare gli esiti delle manovre già varate. Le ultime indagini sull'attività economica delle imprese dell'area euro hanno mostrato una limatura sull'indice generale, ma soprattutto nelle diverse componenti hanno evidenziato una caduta dei nuovi ordinativi ai minimi da oltre un anno. Una debolezza che ha un potenziale effetto trascinamento sui prossimi mesi, dato che gli ordini sono anticipatori di produzione e domanda. Questo poi si combina con la dinamica fiacca anche dei consumi delle famiglie. Eurostat ha appena riferito che a settembre le vendite del commercio al dettaglio nell'area euro sono calate dell'1,3 per cento rispetto al mese precedente, più di quanto attendessero gli analisti. Una doppia debolezza quindi, sulla domanda di imprese e famiglie, che rischia di avere effetti deprimenti su una inflazione che secondo i parametri Bce è già troppo bassa. Nonostante la flebile risalita segnata a ottobre, allo 0,4 per cento resta ben lontana dall'obiettivo ufficiale: «inferiore ma vicina al 2 per cento».