19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
La produzione transalpina batte Italia e Spagna

La Francia ci frega anche nel vino

La Francia si avvia a conquistare la corona di primo paese produttore di vino al mondo, superando di slancio sia Italia che Spagna. Secondo le previsioni della International Organisation of Vine and Win, la patria di Burgundy, Bordeaux e Chardonnay supererà nel 2014 i 46 milioni di ettolitri prodotti, mentre l'Italia scenderà da 52,4 a 44,2 milioni.

ROMA - La Francia si avvia a conquistare la corona di primo paese produttore di vino al mondo, superando di slancio sia Italia che Spagna. Secondo le previsioni della International Organisation of Vine and Win, la patria di Burgundy, Bordeaux e Chardonnay supererà nel 2014 i 46 milioni di ettolitri prodotti, mentre l'Italia scenderà da 52,4 a 44,2 milioni a causa di una stagione estiva particolarmente piovosa e fredda. In calo anche la produzione spagnola, che passerà dai 45,6 milioni di ettolitri del 2013 ai 37 milioni di quest'anno.

I CONCORRENTI INTERNAZIONALI - La produzione resterà stabile negli Stati Uniti, con 22 milioni di ettolitri, mentre il Cile raggiungerà i 10 milioni di ettolitri. In crescita la Nuova Zelanda, che archivierà il 2014 con un record di tre milioni di ettolitri prodotti. Nell'emisfero sud viene segnalato il calo del 22% della produzione in Cile, che aveva registrato una crescita costante negli ultimi quattro anni. In crescita risultano Australia (+2%) e Nuova Zelanda (+29%). Nessuna stima, invece, per la Cina, che nel 2013 aveva prodotto 11,7 milioni di ettolitri e si era situata al quinto posto della classifica mondiale. Quanto ai consumi, è difficile fare previsioni prima delle feste di fine anno, che da sole rappresentano un terzo dell'intera stagione. Ma dopo la battuta d'arresto registrata nel 2008-2009 a causa della crisi finanziaria, i consumi dovrebbero nuovamente superare il livello di 240 milioni di ettolitri annuali.

UNA PASSIONE CHE VIENE DAL PASSATO - A Pompei solo vino rosso. Duemila anni, nei vitigni all'interno della cinta muraria di Pompei, si coltivavano quasi esclusivamente uve nere. Veniva prodotto un ottimo vino rosso mescolando grappoli di varietà molto simili alle attuali: piedirosso, sciascinoso ed aglianico. I ricercatori hanno stabilito che Il microclima dell'antica Pompei non favoriva una corretta maturazione delle uve bianche. Il serbatorio dei vignaioli pompeiani si trovava nel Casertano, tra Cellole e Baia Domitia. Le uve nere piantate a Pompei provenivano tutte o quasi da quella parte di Campania Felix. I romani, all'epoca dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., utilizzavano le migliori tecniche (valide in buona misura ancora oggi) per la coltivazione della vite e per la produzione e conservazione del vino. Tanta accresciuta conoscenza su 'l'arte del vinificare' ai tempi degli antichi romani è dovuta ad una scelta lungimirante, datata 1996, quando fu stipulata una convenzione tra la Soprintendenza archeologica e l'enologo Antonio Mastroberardino, fondatore dell'omonima azienda vitivinicola. Una collaborazione pubblico-privato che ha permesso di reimpiantare le viti proprio dove si trovavano quando il Vesuvio seppellì ogni cosa. E di avviare studi e ricerche approfondite, anche grazie ad una serie di convenzioni con Università, Centri di ricerca, Ordini professionali ed Istituti agrari. In tre lustri sono state ricostruite le originarie tecniche di coltivazione.