18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Economia

Commissione Ue: in Italia crollo del manifatturiero

Bruxelles ha calcolato che nello Stivale la crisi economica, in corso dal 2007, ha provocato la chiusura di quasi una azienda su cinque in un settore che ha visto una contrazione delle attività del 24,5%. Secondo le ultime rilevazioni Istat, la produzione industriale ha registrato un calo a luglio dell'1% su giugno e dell'1,8% nel confronto annuo

BRUXELLES - La crisi economica che si trascina dal 2007 ha provocato la chiusura di quasi una azienda su cinque nel manifatturiero in Italia, mentre la produzione è complessivamente crollata del 24,5 per cento. Lo rileva la Commissione europea nella scheda sull'Italia contenuta nel rapporto sulla competitività dei paesi Ue. I settori più colpiti sono stati farmaceutica, tessile, pellame e abbigliamento, mentre secondo l'Ue l'auto è il settore in cui il potenziale produttivi resta più lontano dai livelli precrisi: 40 per cento più basso.

-24,5% PRODUZIONE MANIFATTURIERO -  Intanto l'Ue denuncia che in Italia la produttività è rimasta ferma anche mentre diminuiva il costo del lavoro. In generale nella Penisola «la doppia recessione iniziata nel 2008 ha toccato il fondo nell'estate 2013 - si legge -. La produzione industriale sta attraversando una fase di recupero lenta e irregolare, sospinta da un aumento della fiducia delle imprese, a sua volta fondato sulla crescita degli ordinativi dall'estero». Dal 2011 l'export «ha rappresentato l'unico elemento capace di contribuire positivamente alla crescita. La recessione ha lasciato il segno sull'industria italiana: nel solo settore manifatturiero, dal 2007 il numero di aziende si è ridotto del 19 per cento circa ed alcuni settori, come quello farmaceutico, tessile, del pellame e dell'abbigliamento, sono stati colpiti in modo particolarmente duroIl potenziale del settore manifatturiero italiano è all'incirca un 15 per cento al di sotto dei livelli anteriori alla crisi (con un calo di almeno il 20 per cento registrato in 14 settori su 22, ed un massimo del 40 per cento nel settore automobilistico). Tutto ciò è conseguenza di un calo medio della produzione manifatturiera pari al 24,5 per cento - dice lo studio - e di una riduzione del tasso di utilizzo degli impianti pari ad otto punti percentuali. Malgrado la notevole riduzione dei volumi di produzione, la produttività è rimasta sostanzialmente invariata, il che ha contribuito ad allargare ulteriormente il divario rispetto ai concorrenti più importanti. A causa dei modesti livelli di produttività, nel 2013 i costi unitari del lavoro sono aumentati del 3,9 per cento, nonostante l'aumento del costo orario del lavoro sia rallentato fino all'1,7 per cento». 

ALLOCAZIONE INEFFICIENTE DI RISORSE - Complessivamente, dall'inizio della crisi la competitività in termini di costi dell'industria manifatturiera italiana è calata in modo solo leggermente superiore a quella dell'industria tedesca (-2 punti percentuali). Questo, afferma la Commissisone, ha però contribuito ad allargare il divario, già di per sé significativo, accumulatosi durante il decennio precedente (-35 punti percentuali nel periodo tra il 1997 e il 2007). Il rallentamento della crescita della produttività deriva per la maggior parte dall'inefficienza nell'allocazione delle risorse. Invero, il tasso di investimento dell'Italia è paragonabile a quello di altri paesi della zona euro, ma il suo livello di efficienza del capitale è inferiore e in diminuzione.

ISTAT, LUGLIO -1% PRODUZIONE INDUSTRIALE - Secondo le ultime rilevazioni Istat la produzione industriale ha registrato un calo a luglio dell'1% su giugno e dell'1,8% nel confronto annuo (corretto per il calendario). L'Istat rileva che a luglio l'indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali negative in tutti i principali comparti. Diminuiscono i beni di consumo (-2,4%), i beni strumentali (-2,1%) e, in misura più lieve, l'energia (-0,8%) e i beni intermedi (-0,6%). Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano diminuzioni tendenziali nel comparto dell'energia (-3,9%) e, in modo meno accentuato, nei raggruppamenti dei beni intermedi (-1,9%), dei beni strumentali (-1,6%) e dei beni di consumo (-1,2%). Per quanto riguarda i settori di attività economica i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+4,8%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,0%) e della fabbricazione dei mezzi di trasporto (+2,9%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-13,9%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,1%) e dell'attività estrattiva (-7,8%).