24 giugno 2025
Aggiornato 02:00
Governo Renzi

Fiducia del governo sul Jobs act, Ncd così non lo votiamo

Il partito di Alfano strappa sul decreto lavoro. Cicchitto: «Al momento non c'è accordo. E' un passo avanti rispetto alla riforma Fornero ma la proposta era migliore prima del passaggio in commissione». Sacconi: «Altro che malumori, da parte nostra c`è un vero e proprio dissenso», De Girolamo: «A questo punto solo un accordo nella maggioranza può consentire l'ulteriore iter»

ROMA - Il governo metterà la fiducia sul decreto lavoro nell'Aula della Camera. Lo ha confermato il capogruppo del Pd a Montecitorio Roberto Speranza, al termine di un vertice tra esecutivo e maggioranza alla Camera. «Il governo metterà la fiducia sul testo della Commissione», ha sottolineato Speranza, il quale ha risposto a chi chiedeva se il Nuovo centrodestra fosse soddisfatto: «Faremo un'ulteriore discussione in Senato».

CICCHITTO (NCD), NON LO VOTIAMO - Nel partito di Alfano infatti in molti hanno alzato gli scudi, alla vigilia del dibattito in Aula alla Camera sul dl Lavoro e sulle modifiche votate in Commissione al testo del governo su iniziativa del Pd. «Al momento non c'è accordo sul decreto lavoro, noi non lo votiamo. E' un passo avanti rispetto alla riforma Fornero ma la proposta era migliore prima del passaggio in commissione». Lo strappo all'interno della maggioranza è arrivato dal senatore del Nuovo centrodestra (Ncd), Fabrizio Cicchitto a Coffee Break. «All'interno del Pd c'è una discussione aperta sul tema - ha aggiunto - siamo in attesa di chiarimenti».

SACCONI, ALTRO CHE MALUMORI DISSENTIAMO - Sulla stessa linea Maurizio Sacconi, presidente dei senatori Ncd ed ex ministro del Lavoro: «Altro che malumori, da parte nostra c'è un vero e proprio dissenso. Gli emendamenti dei Democratici hanno depotenziato del 50% gli effetti che il provvedimento intendeva produrre», ha detto Sacconi in un'intervista al Mattino.
«Insistiamo a chiedere il ripristino sostanziale delle semplificazioni ai contratti a termine e di apprendistato perché siamo convinti che esse sono essenziali per incoraggiare la maggiore occupazione» ha ribadito Sacconi. «Come hanno rilevato tutte le organizzazione dei commercianti e degli artigiani, le rigidità riproposte dagli emendamenti Pd avrebbero l'effetto di inibire l'uso di quei contratti di apprendistato che pure rimangono il miglior modo con cui i giovani possono entrare nel mercato del lavoro. A questo punto solo un accordo nella maggioranza può consentire l'ulteriore iter del provvedimento», ha concluso sul punto Sacconi.

DA PD POSIZIONE IDEOLOGICA - «La Commissione Ue chiede che sia garantita al giovane una quota di formazione di base e trasversale ma non dice chi la debba fare. Ci sono varie modalità possibili: la Regione, direttamente o indirettamente, ma anche l'impresa o l'associazione di imprese.
Per noi va lasciata alla libera determinazione dell'impresa il modo di effettuarla»
, ha continuato Sacconi. Perché il Pd ci ha ripensato, secondo lei? «Per vecchi pregiudizi ideologici, non troverei un'altra risposta. E trovo veramente assurdo che si continui a martoriare il contratto di apprendistato. Quando io e l'attuale ministro Madia fummo delegati a trovare l'accordo in materia di lavoro, concordammo subito sulla convinzione comune che si dovesse incoraggiare questo tipo di contratto. Ora invece si vogliono piantare bandierine ideologiche come già accaduto nel caso delle dimissioni in bianco del lavoratore: ma non è assurdo continuare a insistere sulle molestie burocratiche contro il datore di lavoro in un Paese in cui la vera patologia è quella del lavoro nero?».

IL MODELLO TEDESCO - Sacconi ha poi rivendicato: «Ero stato io, da ministro, a indicare il modello della Germania sull'apprendistato come simbolo di semplicità e di efficienza: un modello che tra l'altro muove dalla fiducia nei confronti della capacità formativa dell'impresa. Ma il punto è che sul lavoro l'attenzione di Bruxelles nei nostri confronti era e rimane prioritaria. L'Ue - non a torto - considera il mercato del lavoro come un fattore di ritardo dell'economia italiana. Era stato tanto apprezzato il provvedimento di un premier di sinistra per una maggiore flessibilità: perché questa frenata che lancia un'ombra sull'azione riformatrice del governo e quindi sulla sua credibilità?».

DE GIROLAMO, SERVE NUOVO ACCORDO - Infine è arrivato il tweet di Nunzia De Girolamo, presidente dei deputati del Ncd: «A questo punto solo un accordo nella maggioranza può consentire l'ulteriore iter del provvedimento #lavoro #sapevatelo @NCD_tweet #PD».

SERENI (PD), SUPERARE INCOMPRENSIONI - Da parte del Partito democratico in molti hanno richiamato i colleghi di maggioranza al senso di responsabilità. «Il decreto sui contratti a tempo determinato e l'apprendistato e il Jobs Act tradotto in un disegno di legge delega debbono procedere speditamente e di pari passo, superando anche le incomprensioni che in questi giorni si sono prodotte nella maggioranza», ha dichiarato in una nota Marina Sereni, vice presidente della Camera dei deputati.

BASTA A STRAPPI SENZA RIFORME - «Nessuna persona di buon senso può affermare che regole meno rigide possano, da sole, incentivare le imprese a creare nuove opportunità di occupazione - ha continuato - ma ogni persona di buon senso ammetterà che, tanto più in una fase di recessione e di crisi, regole più rigide (e magari complicate dagli adempimenti burocratici) proteggono i lavoratori solo sulla carta mentre in realtà scoraggiano gli imprenditori da assumere qualche persona in più. Poiché la crisi ha bruciato milioni di posti di lavoro il tema che abbiamo di fronte oggi è tanto semplice quanto drammatico: trovare il punto di equilibrio tra flessibilità utile alle imprese e tutele dei diritti essenziali delle lavoratrici e dei lavoratori». Secondo Sereni «ecco perché è giusto che la discussione avvenga in un quadro di coerenza dei due atti proposti dal ministro Poletti, senza ripercorrere stancamente una contrapposizione che in questi anni ha prodotti strappi, ma non riforme».

GINEFRA, NCD VUOLE TITOLI SU GIORNALI - Parole più dure dal deputato del Pd Dario Ginefra relatore del provvedimento nella X Commissione: «Mi auguro che le minacce di non voto della possibile fiducia al dl occupazione, pronunciate in queste ore da vari esponenti di Ncd, siano più finalizzate a strappare qualche titolo di giornale in vista delle prossime elezioni europee che non invece a ricattare il Partito di maggioranza relativa e il suo leader. Se così non fosse saremmo al cospetto di una tacita mozione di sfiducia al Ministro Poletti che ha accolto, opportunamente, alcuni emendamenti derivati dal confronto parlamentare e che migliorano il testo del governo blindandolo rispetto ad una possibile infrazione comunitaria». Ginefra ha aggiunto: «Mi auguro che il presidente del Consiglio faccia pesare, ancora una volta, tutta la sua autorevolezza per smussare tali rigidità e per evitare che il partito di Alfano si riallinei pericolosamente ai pareri dei gruppi di opposizione in queste ore rappresentati, con la nota asprezza, dal capogruppo di FI Brunetta».