7 giugno 2023
Aggiornato 15:00
Battesimo di fuoco per il capo dell'Eurogruppo

Banche, l'Olanda nazionalizza il gruppo Sns Reaal

Il governo dell'Olanda ha rotto gli indugi annunciando la nazionalizzazione-salvataggio del gruppo di bancassurance Sns Reaal, quarto maggiore conglomerato del paese, mettendo fine a diverse settimane di incertezze e tentativi infruttuosi di trovarle un «salvatore» privato credibile

L'AIA - Il governo dell'Olanda ha rotto gli indugi annunciando la nazionalizzazione-salvataggio del gruppo di bancassurance Sns Reaal, quarto maggiore conglomerato del paese, mettendo fine a diverse settimane di incertezze e tentativi infruttuosi di trovarle un 'salvatore' privato credibile. «Sono state valutate tutte le possibili alternative, ma ho dovuto concludere che la nazionalizzazione era inevitabile», ha affermato il ministro delle Finanze, e soprattutto neo presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.

L'intervento ha un costo stimato da 3,7 miliardi di euro per i contribuenti olandesi. «Bisognava agire subito - ha spiegato Dijsselbloem - perché la situazione era pericolosa per la stabilità finanziaria». Un vero e proprio battesimo del fuoco per il nuovo portavoce dei ministri delle Finanze dell'area euro, e che secondo alcuni analisti il 46enne ha superato discretamente: va tenuto presente che è in carica solo da circa tre mesi, e che uno dei motivi di critica che erano stati citati da uno dei suoi possibili contendenti alla guida dell'Eurogruppo, il francese Pierre Moscovici, era la mancanza di esperienza.

Sns Reaal era considerata una banca sistemica dalla Banca centrale del paese, ovvero una istituzione il fallimento incontrollato poteva avere gravi ricadute per tutta l'economia nazionale. Lo Stato procederà ad una iniezione di capitale da 2,2 miliardi di euro; inoltre elargirà 700 milioni per isolare il portafoglio immobiliare e altri 800 milioni per rifinanziare un altro piano di aiuti che risaliva al 2008. Lo Stato poi stanzierà altri 1,1 miliardi di euro in prestiti assieme a garanzia per 5,5 miliardi.

Ma, ed è questo l'aspetto che sembra aver convinto alcuni analisti, il settore privato è chiamato a contribuire ai costi di salvataggio. Le banche olandesi innanzitutto, che complessivamente erogheranno 1 miliardo di euro. Ad esempio il gigante nazionale Ing (presente anche in Italia) ha stimato in 300-350 milioni di euro il suo contributo. In più, sempre in base ad una normativa sui salvataggi varata solo pochi mesi fa, azionisti e detentori di titoli subordinati verranno parzialmente espropriati dei loro titoli, per un ammontare che consentirà allo Stato di economizzare circa 1 miliardo di euro sul salvataggio.

«Va dato atto a Dijsselbloem di aver preteso un contributo dal settore privato», ha rilevato Ivo Arnold, professore di economia all'università Erasmo da Rotterdam. «Ed è importante che risolva questo problema in fretta. Se non lo avesse fatto la sua posizione da presidente dell'Eurogruppo si sarebbe indebolita». Secondo Tom Muller, analista della banca Theodor Gilissen, l'Olanda «ha dato l'esempio». Il tipo di intervento «dimostra che questo genere di problemi va gestito e che questo tipo di situazioni irresponsabili non saranno più tollerate».

Resta il fato che la virtuosa e intransigente Olanda, sempre al fianco della Germania in questi anni di crisid ell'area euro, e uno dei pochi paesi dell'Unione valutaria a detenere un rating a tripla A, deve nuovamente prestarsi ad un salvataggio di una sua banca.

Nel 2008 l'Olanda salvò infatti Abn Amro, allora maggiore gruppo bancario del paese, la banca che nel 2006 aveva acquistato Antonveneta, salvo poi rivenderla un anno dopo ad un consorzio capeggiato dalla spagnola Santander, che solo pochi mesi dopo la rivenderà a sua volta a Monte dei Paschi di Siena realizzando una cospicua, e oggi molto controversa, plusvalenza. Tornando all'Olanda, nel 2008 lo Stato dovette iniettare 10 miliardi di euro di liquidità a Ing, e altri 750 milioni proprio a Sns Reaal (oggi rifinanziati con questo salvataggio). Tuttavia almeno nel secondo caso l'aiuto non è stato palesemente sufficiente a risolvere i problemi.