31 luglio 2025
Aggiornato 08:30
Verso un accordo senza la CGIL

Produttività, oggi la decisione della UIL

Il sindacato guidato da Luigi Angeletti sembra orientato ad aderire e stamani riunisce la segreteria per sciogliere le riserve, mentre la Cgil difficilmente tornerà sui suoi passi. Tutti i suoi dubbi Susanna Camusso li ha messi neri su bianco in una lettera inviata venerdì alle imprese

ROMA - Il testo dell'accordo sulla produttività dopo aver incassato sabato il via libera di Cisl e Ugl aspetta la firma della Cgil e della Uil. Ma mentre il sindacato guidato da Luigi Angeletti sembra orientato ad aderire e stamani riunisce la segreteria per sciogliere le riserve, la Cgil difficilmente tornerà sui suoi passi. Tutti i suoi dubbi Susanna Camusso li ha messi neri su bianco in una lettera inviata venerdì alle imprese che non sembrano però voler attendere troppo per chiudere questa partita.

Rafforzamento della contrattazione di secondo livello e sgravi fiscali per il salario di produttività, sono i punti chiave su cui si basa l'accordo, un'intesa in sette punti con cui le parti sociali mandano un segnale a governo e partiti facendo la loro parte per il rilancio dell'economia. Un'intesa, però, che - nonostante una lunga trattativa - rischia di diventare un nuovo accordo separato. Dopo l'accordo del 28 giugno dell'anno scorso, che ha segnato il ritorno dell'unità sindacale, Corso Italia rischia così di tornare all'isolamento degli anni del governo Berlusconi.

Il documento è articolato quindi in sette punti, con una premessa in cui c'è la richiesta al governo sulle agevolazioni fiscali. Imprese e sindacati, infatti, chiedono all'esecutivo «di rendere stabili e certe» le misure per la detassazione del salario di produttività, sui redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro, «attraverso la determinazione di un'imposta, sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali, al 10%». Per la decontribuzione del salario di produttività, inoltre, chiedono la «compiuta applicazione» della legge che prevede lo sgravio contributivo per incentivare la contrattazione collettiva di secondo livello, fino al limite del 5% della retribuzione.