28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Ricerca condotta da Ipsos per Save the Children

Gli italiani buttano 29 euro di alimenti al mese

Gli italiani continuano a sprecare il cibo, anche se in misura minore che in passato, e buttano circa 29 euro di prodotti alimentari ogni mese. Quasi un italiano su cinque butta via del cibo ogni settimana (19%), l'8% lo fa addirittura ogni giorno, mentre solo un terzo degli italiani (32%) lo fa meno spesso di una o due volte al mese

ROMA - Gli italiani continuano a sprecare il cibo, anche se in misura minore che in passato, e buttano circa 29 euro di prodotti alimentari ogni mese. Quasi un italiano su cinque butta via del cibo ogni settimana (19%), l'8% lo fa addirittura ogni giorno, mentre solo un terzo degli italiani (32%) lo fa meno spesso di una o due volte al mese. In alcune regioni, però le percentuali cambiano radicalmente: in Campania ben il 16% della popolazione butta quotidianamente del cibo (a cui si aggiunge il 21% che lo va almeno una volta alla settimana), seguita dalla Sicilia con il 14% (con un 30% che spreca cibo almeno una volta ogni 7 giorni). Esempi virtuosi Trentino Alto Adige, in cui quasi la metà della popolazione butta il cibo meno spesso di una o due volte al mese (45%) e la Sardegna (43%).

In media finiscono nella pattumiera circa 29 euro di prodotti alimentari al mese, ma con dei picchi che raggiungono i 43 euro in Abruzzo, i 37 in Liguria e i 35 in Lazio, contro i 15 euro della Sardegna e i 19 della Basilicata. Questi alcuni dei dati che emergono dalla ricerca 'Gli sprechi alimentari in Italia', condotta da Ipsos per Save the Children, alla vigilia della Giornata Mondiale dell'Alimentazione e dell'avvio del mese di sensibilizzazione e raccolta fondi legato ad Every One, la campagna dell'Organizzazione per combattere la mortalità infantile, cioè l'assurda morte di 6,9 milioni di bambini all'anno per cause prevenibili e curabili.

Benché quasi la metà degli italiani (49%) sia attento a comprare lo stretto necessario, il 46 % di essi compra un po' di più del necessario e un 5% molto di più. La regione più oculata negli acquisti appare l'Emilia Romagna, con un 65% della popolazione che si dichiara attenta a comprare solo lo stretto necessario, seguita dalla Calabria (60%) e dall'Umbria (59%). Al di sotto della media nazionale tra le regioni meno attente ad acquistare ciò che serve davvero, il Trentino Alto Adige (in cui la percentuale di chi compra l'essenziale scende al 42%), Basilicata e Abruzzo (44%). In Abruzzo, ben il 15% degli intervistati compra molto di più del cibo che effettivamente gli serve.

NeNegli ultimi due anni, tuttavia, spiega Save the Children, gli sprechi alimentari sono in calo per i due terzi degli intervistati: per il 64% degli italiani, infatti, gli sprechi nella propria famiglia sono diminuiti, contro un 28 % che mantengono costanti i propri comportamenti. Per contro, per un residuo 8% gli sprechi alimentari sono aumentati.

Tra coloro che dicono di aver diminuito gli sprechi, ben il 61% attribuisce questo comportamento virtuoso alla crisi economica, il 54% a motivi etici (tra di essi soprattutto donne e persone tra i 30 e i 39 anni), il 25% dice che non sopporta il pensiero di persone che per contro non hanno cibo, mentre un residuo 8% e 5% afferma rispettivamente che sono diminuiti i membri della famiglia o che segue una dieta particolare.

Sul totale delle persone che dicono di aver diminuito i propri sprechi, gli abitanti di Veneto, Sardegna e Puglia sono le regioni più attente, con rispettivamente l'80%, il 76% e il 73% degli intervistati che lo dichiara. Cambiano però le motivazioni: per il 65% dei veneti che dicono di aver diminuito gli sprechi, bel il 65% lo fa perché si dice infastidito dall'eccessivo spreco, mentre per il 68% dei sardi la motivazione principale è la crisi economica.

Interrogata su alcuni dei dati principali diffusi negli scorsi giorni da Save the Children nell'ambito della campagna Every One e contenuti nel rapporto «WITH-OUT. Fame e sprechi: il paradosso della scarsità nell'abbondanza», quasi metà della popolazione italiana (49%) dichiara di non essere al corrente o solo di avere un'idea non precisa del fatto che 1/3 della produzione mondiale di cibo venga sprecato (con dei picchi del 60%, 59% e del 56% rispettivamente in Lazio, Friuli Venezia Giulia ed Abruzzo). Il 10% dice che non lo immaginava nemmeno. Ad essere informate sugli sprechi alimentari sono soprattutto le donne.

Inoltre ben il 37% dichiara di non sapere o sapere solo vagamente che nel mondo 2, 3 milioni di bambini muoiono prima di aver compiuto 5 anni a causa della malnutrizione (con dei picchi del 46% in Campania e in Trentino). Un 2% degli italiani non lo immaginava nemmeno.