28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Cesena Fiera

Frutta di qualità grazie alla genomica

Un Progetto presentato all’incontro di Cesena Fiera, rivela che sono già disponibili cultivar innovative - E che è possibile avere resistenze alle malattie - L’importanza di sinergie per una Filiera della selezione

CESENA - Il miglioramento della qualità della frutta è possibile tramite la sequenza del genoma. La «nuova frontiera» per la frutticoltura di alto livello (con prospettive e, soprattutto, con innovative cultivar) è stata esaminata al Centro Congressi di Cesena Fiera, venerdì 4 maggio, nel Convegno organizzato da CRPV e Regione Emilia Romagna: «Strumenti genomici per il miglioramento di piante da frutto», nel corso del quale si sono avute varie relazioni di Università (Udine, Catania, Bologna, Milano), Centri di ricerca (Trento, Cesena, Lodi) ed esperti.
La genomica riguarda lo studio, mediante tecnologie di biologia molecolare, dell’intera informazione genica contenuta in un organismo, cioè lo studio del suo genoma. I dati che se ne ricavano sono un utile strumento che affianca e velocizza i programmi di miglioramento genetico. La sequenza del genoma consente l’identificazione di importanti caratteri da cui partire alla «composizione» di cultivar più aderenti alle esigenze del consumatore.

Il convegno ha fatto conoscere gli approcci genomici al miglioramento genetico dei fruttiferi, con particolare riferimento alle applicazioni della selezione con marcatori (o MAS: marker assisted selection), ovvero di una strategia che rende più efficiente il lavoro di selezione varietale.
Si consideri che la vite è stata la prima specie frutticola ad essere «sequenziata» e nel 2007 un gruppo di ricercatori di diversi Paesi in collaborazione fra loro si sono rivolti al pesco, uno dei più importanti frutti al mondo (come volumi e valori).
Inoltre al Convegno sono stati presentati i primi risultati del Progetto MASpes, finalizzato al miglioramento varietale di pesco e albicocco in Emilia Romagna, che hanno portato al «licenziamento» di due nuove varietà di albicocco (Pieve e Petra), di una nuova varietà di pesco (Bordò) e di tre nuove nettarine denominate Rebus 028, Rebus 038 e Rebus 195. Di estremo interesse sono infine le circa 200 selezioni di albicocco, pesco e nettarine in corso di valutazione, di cui 120 in prima valutazione e 70 in avanzata fase di studio da cui scaturiranno quanto prima ulteriori nuove varietà da coltivare.
E’ la più evidente dimostrazione che tramite queste tecniche generiche innovative si rinnovano le varietà, ma non solo, perché (ecco un altro aspetto importante sia per l’ambiente che per il reddito dell’agricoltore) si sono individuati marcatori molecolari per la tolleranza a Sharka in albicocco, resistenza a Monilia in pesco, mentre sono in via di definizione i marcatori per le caratteristiche organolettiche di primaria importanza a livello commerciale (grado zuccherino, acidità, spettro aromatico, pezzatura e sovraccolore dell’epidermide). Questo permetterà in futuro di concentrare gli sforzi sul germoplasma che presenta i marcatori associabili a caratteri pomologici e agronomici d’interesse e di velocizzare il programma di selezione varietale.

Va sottolineato che questo «lavoro» è frutto di quelle sinergie che vedono assieme ricerca, OP dei coltivatori e enti del territorio, in quanto il Progetto MASpes, coordinato dal CRPV, in collaborazione con il Dipartimento di Coltivazioni Arboree dell’Università di Bologna e il Dipartimento di Produzione Vegetale dell’Università degli Studi di Milano, è finanziato congiuntamente dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Fondazioni Cassa di Risparmio di Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Lugo e Ravenna e dalle OP Apofruit Italia, Apo-Conerpo, Orogel Fresco e Pempa-Corer.
La rilevanza dell’apporto della genomica si può comprendere meglio se si considerano alcune prospettive per la frutticoltura, a partire dall’innovazione varietale, (unitamente alla protezione e valorizzazione commerciale delle nuove cultivar), che rappresenta un fattore competitivo di grande interesse.
Come è stato sottolineato a Cesena, decodificando il patrimonio genetico di una specie con possibilità di selezionare in tempi più rapidi piante più performanti, si arriva a detenere un potente strumento per gestire i cambiamenti, proteggere e valorizzare le eccellenze esistenti ed acquisite. Ora si tratta di accelerare il trasferimento, in senso applicativo, degli strumenti genomici sviluppati. Oggi, lo stato delle acquisizioni è in una fase cruciale, nella quale esiste l’opportunità di sviluppare «sul campo» queste conoscenza attuali e potenziali, per cui, però, è indispensabile pensare ad un nuovo modello di organizzazione della selezione.
Dal Convegno sulla genomica di Cesena è emerso che occorre andare oltre le attuali impostazioni nazionali di organizzazione della selezione genetica, pianificando vere e proprie «Filiere della selezione - dal seme al mercato» nelle quali portare a maggior valore le sinergie, le collaborazioni e le disponibilità finanziarie pubblico/private.
Con una particolare attenzione alla scelta varietale, che rappresenta l’elemento fondamentale da cui partire per il controllo e la valorizzazione dell’intera filiera frutticola.