28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Per svalutazioni di natura straordinaria

Unicredit, maxi-perdita da 10,6 miliardi nel terzo trimestre

Lo comunica una nota dell'istituto. Escludendo le svalutazioni, la perdita normalizzata del trimestre è di 474 milioni. Ghizzoni: Piano realistico, svolta in positivo. Saremo tra le banche meglio in linea con Basilea3. Riduzione organico in Italia: 5.200 unità entro il 2015

MILANO - Unicredit ha registrato nel terzo trimestre una maxi-perdita netta di 10,641 miliardi a causa di svalutazioni di natura straordinaria e non ripetibili (per un totale di 10,167 mld), «legate all'incidenza negativa sulla redditività attesa del mutato scenario macroeconomico e regolamentare, in coerenza con i risultati attesi del piano strategico». Lo comunica una nota dell'istituto. Escludendo le svalutazioni, la perdita normalizzata del trimestre è di 474 milioni.
Nei primi nove mesi dell'anno l'utile netto normalizzato ammonta a 847 milioni. Includendo le svalutazioni, la perdita è di 9,32 miliardi.
Il risultato netto della negoziazione, copertura e fair value risulta pari a 705 milioni nei primi nove mesi del 2011, in calo dai 999 milioni dello stesso periodo del 2010. In particolare, il risultato del terzo trimestre è negativo per 285 milioni, rispetto ad un risultato positivo di290 milioni nel secondo trimestre 2011. La perdita - spiega Unicredit - è dovuta in primis all'allargamento degli spread sui titoli governativi dei paesi del Sud Europa, in particolare l'Italia, e in seconda battuta all'allargamento degli spread su altre obbligazioni non governative.
Il Core Tier 1 ratio si stabilizza a fine settembre all'8,74%. Sale al 10,35% pro-forma per l'aumento di capitale da 7,5 miliardi.

Ghizzoni: Piano realistico, svolta in positivo - «E' un piano realistico, un piano pragmatico, che lavora molto anche sui costi e sulla semplificazione del gruppo. E' un messaggio positivo: siamo contenti di quello che è stato approvato oggi. E' un punto molto importante per il nostro gruppo, segna veramente una svolta in positivo. su cui il management è totalmente impegnato». Così l'amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni, ha commentato il nuovo piano industriale varato oggi dal cda, che include anche un aumento di capitale fino a un massimo di 7,5 miliardi di euro.
Ghizzoni ha spiegato che nel piano ci sono «diverse iniziative per semplificare l'attività e la struttura del gruppo. Sui costi siamo piuttosto aggressivi: i costi in Europa occidentale sono in discesa. E' un piano che ci porta sia in termini di capitale, con l'aumento di capitale, che in termini di liquidità che in termini di utile e di dividendi sicuramente al top in Europa».

Saremo tra le banche meglio in linea con Basilea3 - Ghizzoni ha spiegato che nel piano ci sono diverse iniziative «per semplificare l'attività e la struttura del gruppo. Sui costi siamo piuttosto aggressivi, i costi in Europa occidentale sono in discesa».
«La nostra dipendenza dal funding di mercato - ha proseguito - sarà ridotta in maniera significativa, specialmente sul breve termine, e questo ci porrà al riparo da eccessiva volatilità e imprevedibilità dei mercati. E' importante anche il fatto che saremo alla fine del piano assolutamente in regola con le regole di Basilea3. Il piano ci porta ad essere una delle banche meglio in linea con le regole Basilea3 e soprattutto una delle banche in grado di continuare a fare credito, a fare lending, perchè la nostra posizione di liquidità sarà ed è già tuttora invidiabile».
Per quanto riguarda il costo del rischio, Ghizzoni ha detto: «prevediamo mediamente a livello di gruppo di ridurlo a 75 punti base. Un livello che ci porta ad essere in linea con il mercato. Un livello direi realistico, che da parte nostra è senz'altro raggiungibile».

Riduzione organico in Italia: 5.200 unità entro il 2015 - Il rilancio dell'Italia è tra i pilastri del nuovo piano industriale di UniCredit 2010-2015 varato oggi dal cda. Le principali azioni di tale rilancio prevedono una riduzione media annua dei costi per l'area commerciale dell'1,4% nel periodo 201-2015. Tra settembre 2011 e il 2015 è prevista una riduzione dell'organico in Italia di 5.200 unità, pari al 12% del totale a oggi, oltre a quella di 1.300 unità già operata dal 2010.
Si punta poi a un rafforzamento della base depositi, con una loro crescita attesa di circa il 15% tra il 2010 e il 2015. E' infine previsto un miglioramento del costo del rischio - a 83 punti base nel 2015 da 168 punti base nel 2010 - attraverso l'introduzione di «rigorosi criteri di concessione del credito», una «crescente efficacia nell'identificazione dei crediti dubbi e nel processo di recupero».

Marcegaglia: Con l'aumento ha dato una risposta veloce - L'aumento di capitale da 7,5 miliardi approvato oggi «mi sembra una risposta veloce che Unicredit ha dato». E' quanto ha detto il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia a margine degli stati generali dell'associazione in Lombardia. «La volontà di aumentare il capitale - ha aggiunto - significa che c'è la volontà di continuare a fare impieghi e a dare credito alle imprese. Mi pare che nel piano ci sia la volontà di tornare al 'core business', quindi di stare vicino alle imprese. Questo è un fatto positivo».