Scandalo bond irlandesi: Confconsumatori interviene a tutela dei risparmiatori
Ogni 1000 euro di bond, i risparmiatori hanno ricevuto 1 centesimo. Ora «i risparmiatori possono agire contro le banche venditrici»; Confconsumatori fa appello alla Consob e pensa a una class action
PARMA - Confconsumatori interviene a tutela dei possessori di bond della Bank of Ireland e della Allied Irish Bank. Per ogni mille euro di bond detenuti, i risparmiatori hanno ricevuto un solo centesimo! Purtroppo non si tratta di uno scherzo ma dello scandaloso prezzo che la Bank of Ireland e la Allied Irish Bank hanno pagato ai cittadini italiani possessori di loro obbligazioni.
Le banche hanno programmato una ristrutturazione del debito obbligazionario: chiunque avesse in mano un loro bond poteva scambiare i vecchi titoli – subendo una lieve perdita – con nuovi bond garantiti dallo Stato irlandese. La perdita c'era, ma chi accettava recuperava almeno parte dell'investimento. Ben peggiore era invece il trattamento previsto per chi decideva di non aderire: i loro bond sarebbero stati rimborsati quasi a zero. Ogni mille euro, come detto, sarebbe stato onorato con un solo misero centesimo di euro.
L’offerta di scambio si è chiusa e molti risparmiatori non hanno aderito e ad essi la Bank of Ireland ha rimborsato i bond a un centesimo. I risparmiatori italiani non hanno aderito all'offerta e sono rimasti ad attendere questo rimborso da fame perché non hanno saputo nulla di questa operazione.
E’ evidente che Bank of Ireland non aveva la reale intenzione di coinvolgere i risparmiatori, poiché non ha chiesto alla Consob l'autorizzazione per pubblicare un prospetto italiano e, per aggirare la direttiva europea sui prospetti ha destinato l'offerta di scambio solo a chi era in possesso di obbligazioni per un importo superiore ai 50mila euro.
Tuttavia Bank of Ireland ha ufficialmente dichiarato che, tramite Clearstream (una delle maggiori casse di compensazione europee), sono stati avvertiti tutti gli obbligazionisti attraverso gli intermediari, ossia le banche italiane venditrici dei bond irlandesi. Il problema è che le banche italiane, nella maggior parte dei casi, non hanno informato i clienti. Se avessero informato i risparmiatori, questi avrebbero potuto consorziarsi (sino a raggiungere la soglia dei 50.000 euro), oppure vendere i bond sul mercato: ma dato che non l'hanno fatto, i risparmiatori si sono ritrovati sul conto titoli il ridicolo controvalore di 1 cent per ogni mille euro.
Secondo l’avvocato Antonio Pinto di Confconsumatori i risparmiatori beffati «possono agire nei confronti delle banche venditrici dei titoli chiedendo il risarcimento dei danni pari al valore dei bond azzerati, per due ragioni»:
1) la banca ha avuto una condotta negligente e colposa perché nel rapporto contrattuale di deposito e/o gestione titoli non ha provveduto a trasmettere al cliente un’informazione essenziale, che pure le era tempestivamente pervenuta da Clearstream e da Euroclear;
2) la banca ha venduto un prodotto finanziario ad altissimo rischio senza rispettare la coerenza del profilo di rischio sopportabile dal cliente secondo la profilatura imposta agli istituti dalla Direttiva Mifid. È infatti pacifico che i bond erano ad alto rischio per molte ragioni tutte documentabili: per esempio. nel prospetto inglese è scritto chiaramente che si trattava di obbligazioni destinate solo ad operatori qualificati, invece si tratta di bond cosiddetti subordinati, ossia bond che in caso di insolvenza dell’emittente subordinano il rimborso del capitale al previo soddisfo di tutti gli altri debitori non subordinati (vi è documentazione che già nel marzo 2009 tali prodotti erano a rischio perché il loro rendimento minimo a scadenza aveva superato il 20% annuo).
«Invitiamo la Consob – dichiara Mara Colla, presidente di Confconsumatori - ad emanare una chiara disposizione regolamentare, corredata di idonea sanzione, che imponga agli intermediari di trasmettere ai propri clienti le informazioni ricevute dagli emittenti anche esteri, suscettibili di incidere sul valore dell’investimento. Confconsumatori – conclude Mara Colla - si riserva di verificare se sussistono nella fattispecie i presupposti per una class action».
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