4 maggio 2024
Aggiornato 23:00
Manovra oramai in vigore

Tremonti: Abbiamo agito per il bene del Paese

Obiettivo del Governo è «il pareggio di bilancio nel 2013». Napolitano firma il testo: «Ora confronto»

ROMA - Saranno anni di sacrifici pesanti per gli italiani ma per il governo sono necessari per superare la crisi e portare il Paese fuori dalla tempesta finanziaria. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nella conferenza stampa di ieri sulla manovra bis ha difeso le scelte compiute dall'esecutivo e, alla fine, ha voluto sottolineare di «aver fatto tutto in coscienza, per il bene del Paese». Anche per questo il consiglio dei ministri non ha chiesto la fiducia, ritenendo il provvedimento «talmente serio e impegnativo da impegnare la classe politica su obiettivi d'interesse generale per il Paese: pensiamo sia una scelta saggia».

Norme già in vigore - E da oggi, vista l'urgenza degli interventi in una fase ancora delicata per i mercati internazionali, le norme saranno già in vigore, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dopo il vaglio del Quirinale. A quanto si apprende negli ambienti del Quirinale, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha infatti già emanato il decreto approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, nello spirito del giro d'orizzonte compiuto nei giorni scorsi sui gravi rischi per l'Italia determinati dalle tensioni sui mercati internazionali. E segnalando che resta ferma la necessità di un confronto aperto in Parlamento e sul piano sociale, attento alle proposte avanzate con la responsabilità che l'attuale delicato momento richiede.

Scelte difficili che - come ha detto il premier Silvio Berlusconi - fanno «grondare il cuore di sangue», ma necessarie e prese in accelerazione anche per essere con le carte in regola in vista del summit tra Francia e Germania martedì 16. «Ho l'impressione - ha detto Tremonti - che ci sia molta attesa per il vertice franco-tedesco della prossima settimana». Tuttavia, ha ammonito, «la crisi non riguarda solo il nostro paese, riguarda una quota enorme del Pil dell'Europa e può riguardare anche altri paesi europei. Molto dipenderà dalle scelte che saranno fatte in Europa». E certo, secondo il ministro, «non saremmo arrivati a oggi se ci fossero in Europa gli Eurobond».

La manovra di Ferragosto, secondo il titolare dell'Economia, si basa su tre pilastri: finanza pubblica, costi della politica e della burocrazia, lavoro e sviluppo. Per i conti pubblici c'è l'obiettivo del pareggio di bilancio al 2013, portando il deficit dal 3,9% di quest'anno (ma potrebbe essere «migliore del previsto«) all'1,4% l'anno prossimo, e poi a zero nel successivo. Sui costi della politica le misure sono drastiche: le poltrone degli amministratori regionali, provinciali e comunali - ha detto il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli - scenderanno a quota 53mila, mentre all'inizio della legislatura erano 140mila. Sono aboliti gli enti con meno di 70 dipendenti, i componenti del Cnel si riducono da 121 a 70, e per i parlamentari il contributo di solidarietà sarà doppio. Cancellato il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti.

Per favorire la crescita arrivano liberalizzazioni e misure per migliorare la produttività del lavoro. Nelle professioni - ha spiegato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi - sarà possibile abolire le tariffe minime, mentre per i contratti è prevista la validità erga omnes degli accordi aziendali, che derogano a quelli nazionali sul modello delle intese per gli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Mirafiori. L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori però, ha rassicurato Sacconi, «non è stato toccato». Ancora allo studio, invece, il piano di privatizzazioni dello Stato, anche se «il grosso» è rappresentato dalle società degli enti pubblici locali.