19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Produzioni a rischio con gli aiuti disaccoppiati

I risicoltori italiani temono il mercato

L’allarme è del presidente dell’Enr, Paolo Carrà, in una lunga intervista pubblicata sul sito www.fieragricola.com

VERONA - «Se in Europa non verranno mantenute le condizioni affinché i risicoltori possano continuare a gestire il territorio e le risorse idriche, la risicoltura scomparirà a prescindere dagli andamenti climatici. E quello che è certo è che il disaccoppiamento sugli aiuti comunitari, che entrerà in vigore nel 2012, non aiuta certo la risicoltura».

L’allarme è del Presidente Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, che in una lunga intervista a Fieragricola (pubblicata integralmente su www.fieragricola.com) parla della risicoltura, «un ecosistema unico, fortemente connesso con il territorio» e senz’altro per nulla trascurabile sul piano dei numeri. «L’Italia – afferma Carrà - è il principale Paese produttore di riso dell’Unione europea, con oltre il 55% della produzione e delle superfici investite». Tradotto in cifre, si parla di una produzione nazionale che supera i 550 milioni di euro, grazie ad una superficie che si aggira intorno ai 210mila ettari (fonte: elaborazioni Ufficio Studi Fieragricola su dati Istat).

Per la coltura che ha eletto la Lombardia, parte della provincia di Verona e del Piemonte come proprio habitat naturale, il disaccoppiamento totale (la destinazione delle risorse indipendentemente dalla effettiva semina, ma basata sui dati storici) degli aiuti concessi al riso ed alle sementi certificate potrebbe avere «un riflesso negativo, riducendo le superfici». Per questo motivo, precisa Carrà, «anche nello scenario 2014-2020 auspichiamo un ripensamento ed il ripristino, in una qualche forma, di aiuti accoppiati. Recentemente la filiera si è dotata di una posizione unitaria su questo tema; un documento sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e dall’Airi (Associazione italiana per la ricerca industriale) è stato condiviso e l’Ente Risi se ne è fatto portavoce presso il ministero delle Politiche agricole».

Nel documento, specifica l’Ente Risi, «la richiesta principale è il riconoscimento delle specificità del riso e del suo ruolo di principale alimentatore delle falde e di guardiano delle biodiversità».
Per i risicoltori italiani, inoltre, non è del tutto scongiurata l’incognita dei listini. «A metà luglio circa il 90 per cento del riso disponibile è stato venduto – comunica l’Enr -. Il dato è confortante ma si scontra con una forte caduta dei prezzi in questi ultimi mesi: rispetto al 15 marzo si parla di una flessione del 35 per cento sulla varietà Baldo, del 30 per cento per i risi tondi e del 25 per cento sui risi da parboiled».