20 aprile 2024
Aggiornato 08:30
La crisi del debito USA

Il negoziato prosegue: ottimismo al Senato su accordo

La Casa Bianca è attivamente impegnata. Media: «C'è un'intesa preliminare»

ROMA - Trapela ottimismo dal Senato degli stati Uniti su un accordo sul debito che scongiuri il default tecnico prima della data di scadenza ultima fissata per il 2 di agosto.

La Casa Bianca è entrata pesantemente in azione, su richiesta esplicita dei Repubblicani, e sta conducendo i negoziati finali in vista di un accordo. E secondo organi di stampa locali, un'intesa preliminare sarebbe stata già raggiunta. Al momento, hanno riferito alla Cnn due fonti vicine ai negoziati, si starebbe discutendo su un piano di partenza che prevederebbe un aumento del tetto del debito fino a 2.800 miliardi di dollari e tagli alle spese leggermente superiori. L'aumento, secondo quanto spiegato, sarebbe stato scadenzato in due fasi: la prima, immediata, sarebbe di 1.000 miliardi di dollari mille miliardi. In un secondo momento, invece, una commissione ad hoc avrebbe il compito di predisporre altri tagli per 1.800 miliardi per coprire i bisogni finanziari fino alle prossime elezioni.

Intanto, il voto previsto questa notte al Senato sulla proposta del leader di maggioranza al Senato Harry Reid (l'ultima versione che prevedeva l'innalzamento del tetto del debito in due tranche da 1.200 miliardi di dollari ognuna e una riduzione della spesa pubblica di 2.400 miliardi in dieci anni non aveva alcuna chance di essere approvata), è stato rinviato all'una di oggi, le 19 in Italia, per consentire alle due parti di trovare una soluzione di compromesso. D'altra parte, alla vigilia si era già levato, assai alto, il muro repubblicano: 43 senatori, guidati da McConnell, avevano inviato una lettera a Reid, definendo «inaccettabile» la proposta che la maggioranza avrebbe voluto mettere ai voti nella notte e la Camera, con un voto fortemente simbolico e ampiamente previsto, ha bocciato il testo, con 173 sì e 246 no, ancora prima che fosse ufficialmente presentato al Senato.