29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Stati Uniti

Il piano di mediazione di McConnell fa un passo avanti

Adesso anche leader Democratico al Senato Reid è favorevole

NEW YORK - Mentre gli Stati Uniti attendono la ripresa del negoziato sul debito fra democratici e repubblicani, il capogruppo dei senatori democratici Harry Reid ha espresso il suo sostegno alla proposta della sua controparte repubblicana al Senato, Mitch McConnell. Parlando alla Camera Alta, Reid si è detto «confortato da quel che ha letto, è una proposta seria ed apprezzo lo sforzo del leader repubblicano».

Dopo aver specificato ieri che un accordo su riduzioni onnicomprensive corredate da una riforma del sistema fiscale non sarà possibile fintantoché c'è Obama alla Casa Bianca, McConnell ha proposto una soluzione temporanea che consentirebbe di alzare il debito pubblico di 2.500 miliardi di dollari in tre tranche, sufficienti per finanziare il governo federale fino alla fine del 2012, ma senza un accordo complessivo sul bilancio.

Gli Stati Uniti rischiano il default tecnico se, entro il prossimo 2 agosto, Casa Bianca e Congresso non trovano un accordo per aumentare la capacità di contrarre debito del Paese, attualmente fissata per legge a 14.300 miliardi di dollari.

Nello specifico il piano prevede tre voti al Congresso per autorizzare un aumento del tetto del debito in tre tranche successive, una da 710 miliardi seguita da due da 900. In cambio dell'autorità di prendere quel denaro a prestito, la Casa Bianca dovrebbe specificare tagli alle spese di uguale ammontare, sui quali però il Congresso non avrebbe il voto.

Parlando al Senato, McConnell ha spiegato che la sua è una proposta «di ultima istanza nel caso in cui Obama continuasse ad eludere il suo dovere di porre rimedio alla nostra disperata situazione fiscale».

Dopo il duro faccia a faccia di ieri che ha fatto temere il crollo del negoziato, le parti s'incontreranno nuovamente oggi alle 16 (le 22 ora italiana) a Washington. C'è da chiedersi tuttavia se l'intimidazione di McConnell corredata da relativa soluzione sia anche condivisa dai repubblicani alla Camera. Non sembra possibile che John Boehner, il vero interlocutore di potere di Obama, si faccia spiazzare nell'iter negoziale dal suo compagno di partito in minoranza al Senato.