Ancora proteste a Genova nonostante le aperture dell'azienda
Manganaro (Fiom): «Non è più credibile la parola di Bono, servono atti concreti»
GENOVA - A Genova continuano le proteste dei lavoratori dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, nonostante la parziale retromarcia dell'azienda che ieri sera si è detta disponibile a sottoscrivere l'accordo di programma per il ribaltamento a mare del cantiere e ad aprire una trattativa con le organizzazioni sindacali sul piano industriale che prevede la chiusura della storica fabbrica genovese.
MANGANARO - «E' assolutamente insufficiente - dichiara a TM News Bruno Manganaro, segretario della Fiom di Genova - Noi chiediamo al Governo e non più all'azienda di ritirare quel piano industriale. In questo momento, infatti - sottolinea Manganaro - l'azienda è inaffidabile perché ha fatto più volte un passo avanti e un passo indietro. Non credo -prosegue il segretario genovese della Fiom- che sia più credibile la parola del suo amministratore delegato: ci vogliono degli atti concreti che può fare solo la proprietà cioè il Governo e degli atti formali per convincerci che c'è veramente una situazione nuova. Siamo tutti in attesa e non smobilitiamo assolutamente», afferma Manganaro.
SCIOPERO DI DUE ORE - Oggi, intanto, nello stabilimento di Sestri Ponente è stato proclamato uno sciopero di due ore «perché -spiega il segretario della Fiom- i lavoratori avevano attaccato i loro striscioni ai cancelli della fabbrica ma le guardie, probabilmente su indicazione dei dirigenti, li hanno rimossi. L'azienda - aggiunge Manganaro - sembra non voler mai perdere occasione di creare tensione». Anche domani proseguirà la mobilitazione degli operai del cantiere genovese, con altre due ore di sciopero e una manifestazione per le strade del quartiere a cui parteciperanno anche i commercianti e i residenti della zona.
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