19 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Soddisfazione della Coldiretti alla notizia

Tutela comunitaria IGP per il carciofo brindisino

Se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell’Albo delle denominazioni di origine dell'Unione Europea

BARI - In dirittura d’arrivo la tutela comunitaria per il ‘Carciofo Brindisino’. E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee la domanda di riconoscimento del marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) e, se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell’Albo delle denominazioni di origine dell'Unione Europea.
«E’ un grande risultato – commenta con soddisfazione il Presidente della Coldiretti di Brindisi, Salvatore Ripa – sul fronte della tutela e della valorizzazione del prodotto di punta dell’agricoltura brindisina. Ci siamo strenuamente battuti per ottenere tale riconoscimento, anche e soprattutto per contrastare le importazioni di carciofi provenienti da Egitto, Marocco e Tunisia nei porti di Brindisi, Genova, Gioia Tauro e Manfredonia che inquinano il mercato immettendo prodotto di scarsa qualità a prezzi stracciati. La notizia giunge alla vigilia della nostra conferenza stampa in programma l’8 febbraio, nella corso della quale spiegheremo nel dettaglio le attività di rilancio e promozione che abbiamo intenzione di mettere in campo».

Tra le caratteristiche peculiari del «Carciofo Brindisino» di particolare importanza è la precocità delle produzioni che consentono a questo prodotto di essere presente sui mercati a partire dal mese di ottobre.
Il «Carciofo Brindisino» si distingue, poi, per la particolare tenerezza e sapidità dei capolini e, in particolare, della parte basale delle brattee che si presentano compatte, carnose e tenere e del ricettacolo, carnoso e gustoso. Queste caratteristiche, determinate da uno scarso contenuto di fibra conferiscono un particolare pregio al «Carciofo Brindisino» per le varie destinazioni culinarie. Il sapore dolce, lo rende inoltre apprezzato anche per il consumo crudo.
«Il percorso – ha aggiunto il Direttore della Coldirettidi Brindisi, Francesco Carbone – non è assolutamente concluso. Ora bisognerà creare il Consorzio di tutela, accelerare la costituzione dell’Organizzazione dei Produttori (OP) e dare vita all’albo dei produttori stessi. Il fine ultimo deve essere quello di arrivare al consumatore con la garanzia della qualità e della salubrità dei carciofi pugliesi attraverso l’etichettatura e la rintracciabilità, strumenti in grado di dotare il carciofo della «carta di identità» utile a presentarsi al mercato come «made in Puglia», aggiungendo valore economico ad una produzione molto conosciuta ed apprezzata.

La Puglia è la maggiore produttrice italiana di carciofi, con 160.000 tonnellate che rappresentano il 94% della produzione del Mezzogiorno ed il 33 % di quella nazionale. La produzione lorda vendibile per ettaro presenta un notevole valore economico, però si riscontra una notevole incidenza delle spese per la manodopera (il 42% delle spese totali) ed il reddito risulta eccessivamente condizionato dalle fluttuazioni di mercato.
La zona di produzione della IGP «Carciofo Brindisino» comprende l’intero territorio amministrativo dei seguenti comuni: Brindisi, Cellino San Marco, Mesagne, San Donaci, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, San Vito dei Normanni e Carovigno.
Ricco il paniere pugliese dei prodotti d’eccellenza: 8 DOP al ‘Pane di Altamura’, al formaggio ‘Canestrato pugliese’, alle olive ‘Bella della Daunia’ e agli oli ‘Collina di Brindisi’, ‘Dauno’, ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’ e ‘Terre Tarentine’, 26 DOC e 6 IGT ai vini, e le IGP per le «Clementine del Golfo di Taranto» (riconoscimento nel settembre 2003) ed il limone ‘Femminello del Gargano’ (riconoscimento nel dicembre 2005), oltre ai 194 prodotti agroalimentari regionali riconosciuti ‘tradizionali’ dal Ministero delle Politiche Agricole.