L’agricoltura frena i rincari alimentari
La Cia fa notare che la voce alimentazione si mantiene contenuta: più 0,2 per centro in termini congiunturali e più 0,8 per cento a livello tendenziale
ROMA - L’agricoltura tiene a freno la «corsa» dei listini alimentari contribuendo ancora una volta al contenimento dell’inflazione. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, analizzando gli indici dei prezzi al consumo di dicembre, diffusi oggi dall’Istat. Infatti, osserva la Cia, l’alimentazione è la voce che ha registrato uno degli aumenti più contenuti: più 0,2 per cento rispetto a novembre e più 0,8 per cento sullo stesso mese del 2009. Un trend che si colloca ben al di sotto di quello dell’indice generale, che ha segnato più 0,4 per cento su base mensile ed è schizzato a quota più 1,9 per cento a livello tendenziale.
Insomma, la leggera ripresa dei prezzi all’origine insomma, pur non compensando le gravi perdite degli ultimi due anni (meno 18 per cento), ha permesso però di mantenere sotto controllo le quotazioni al dettaglio -rileva la Cia-, con un effetto calmieratore anche in un mese «particolare» come dicembre, caratterizzato da aumenti generalizzati dei prezzi con la «scusa» delle festività.
Più in dettaglio, i prezzi di pane e cereali hanno segnato a dicembre un aumento dello 0,1 per cento mensile e dello 0,6 per cento annuo e le carni rispettivamente dello 0,2 e dello 0,8 per cento, mentre frutta e oli sono addirittura diminuiti: la prima ha registrato meno 0,1 per cento congiunturale e meno 1,2 per cento tendenziale, invece gli oli meno 0,1 e addirittura meno 1,6 per cento rispettivamente. Gli unici rialzi tendenziali «importanti» -ma comunque nella media- si sono avuti solo per latte, formaggi e uova (più 1,9 per cento) e zucchero, confettura, cioccolata e dolciumi (più 1,3 per cento) e per i vegetali (più 1,9 per cento).