20 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Inchiesta tra i produttori di Confagricoltura

Vendemmia, scommessa sull’export

«Il mercato italiano – concordano i produttori di ogni parte della penisola – non dà segni di ripresa, ma l’estero si sta muovendo»

ROMA - E’ pieno di nubi il «cielo» del vino italiano in tempo di vendemmia, più o meno dense e scure secondo le zone, ma si intravede un raggio di sole. Si chiama export.
«Il mercato italiano – concordano i produttori di ogni parte della penisola – non dà segni di ripresa, ma l’estero si sta muovendo». E chi ha fatto dell’esportazione il punto di forza della sua attività, oggi, dopo un anno difficile come il 2009, tira un sospiro di sollievo.
«I prezzi del Chianti sono più bassi di quelli dell’anno scorso – dice Luca Giannozzi, produttore e vicepresidente della Federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura – ma i mercati sono in crescita». «La crisi ha portato molta incertezza ed è difficile fare previsioni o programmi - aggiunge Marco Pallanti, presidente del Consorzio e produttore (Castello di Ama) - ma dall’estero arrivano segnali positivi».
«Il mercato italiano è assolutamente piatto – conferma Filippo Mazzei (Fonterutoli) – ma all’estero c’è un risveglio generalizzato. Direi un +10%, con la Russia in testa e la Germania in netta ripresa».

In Sicilia quest’anno si respira un’aria più serena. Come spiega Diego Planeta dal suo osservatorio privilegiato di proprietario del prestigioso marchio di famiglia e presidente della Cantina Settesoli. «Certamente ci sta aiutando il -20% della produzione di vini bianchi. Sta di fatto però che i prezzi dei mosti e dei vini sfusi sono in aumento e il mercato si sta muovendo. Ma i veri segnali di ottimismo arrivano dall’estero». Come dice anche Antonio Rallo (Donnafugata), che lamenta un crollo vertiginoso delle vendite nel mercato italiano della ristorazione e dei wine bar. «Tengono solo le enoteche e la GDO. Per fortuna c’è una buona ripresa dell’export.»

Sempre al Sud, in Puglia, i produttori sono ottimisti sul fronte produttivo per le prospettive di vendemmia, cominciata con i migliori auspici, ma ben più cauti per il mercato. Alessandro Candido, presidente della Federazione vitivinicola regionale di Confagricoltura, ritiene che «non ci saranno sbalzi avanti nelle quotazioni di uve e vini, che si assesteranno sui livelli dello scorso anno o, in alcuni contesti purtroppo, su livelli leggermente più bassi».

C’è preoccupazione anche in Friuli, dove i prezzi delle uve sono bassi e il mercato non mostra segni di ripresa, come dice Giorgio Colutta, presidente della Confagricoltura regionale.

Situazione a macchia di leopardo in Veneto dove, secondo Fabio Poggi, presidente delle Federazione regionale vitivinicola, «tengono, e bene, le grandi denominazioni che hanno un mercato affermato all’estero, Prosecco in primis, ma anche l’Amarone e il Valpolicella, che hanno ancora abbondanti margini. Soffrono tutti gli altri, Soave in testa, che ha grandi difficoltà.
«Niente ferma l’avanzata del Prosecco – dice Gianluca Bisol -. Nonostante quest’anno siano entrati in produzione molti nuovi ettari, i prezzi delle uve hanno avuto un aumento del 10% nella Docg e del 5% nella Doc».
«Diciamo che è l’anno dell’Amarone – afferma Stefano Cesari (Brigaldara)-. Abbiamo una produzione di 3 milioni di bottiglie in più rispetto allo scorso anno e una fortissima richiesta dall’estero. Personalmente , come altri produttori storici, sono preoccupato per la politica di prezzi stracciati che stanno facendo alcuni gruppi».

Il cielo è rosa per le famose bollicine italiane della Franciacorta. «I prezzi tengono – dice Ezio Majolini – e i mercati, interno ed estero, rispondono bene.»
Segnali incoraggianti, soprattutto dagli Stati Uniti, arrivano anche per i vini abruzzesi «anche se – dice Leonardo Pizzolo (Valle Reale) – la crisi ha modificato le abitudini dei consumatori, anche stranieri, che ora sono più attenti al prezzo».
C’è più richiesta, insomma, di vini di fascia media, con un buon rapporto qualità prezzo, che di vini di fascia molto alta, che stentano a trovare collocazione.
Lo sanno bene i produttori piemontesi che in questo momento sono quelli più in difficoltà con 220 mila ettolitri di vino in giacenza, soprattutto Barbera, Dolcetto e Brachetto. «Quest’anno la qualità è ottima, ma i prezzi, a causa delle giacenze sono a minimi storici – dice Andrea Faccio (Villa Giada), presidente della Federazione regionale vitivinicola di Confagricoltura. Il mercato interno per i rossi importanti è fermo e anche quello estero. Colpa di una politica che ha portato ad avere quantità eccessive di prodotto rispetto alla capacità di assorbimento del mercato».