29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Vertice UE

Il dissenso di Berlusconi alla tassa sulle banche

«Non minaccia di veto, ma forte opposizione a tasse su banche»

BRUXELLES - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha effettivamente espresso una forte opposizione, durante il vertice Ue di giovedì scorso, sia alla proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie a livello internazionale, sia alla raccomandazione di un prelievo sulle banche da parte degli Stati membri (punti 16 e 17 delle conclusioni del summit), senza tuttavia arrivare alla minaccia del veto. Lo hanno riferito ad Apcom fonti diplomatiche europee oggi a Bruxelles.

Secondo le fonti, nel suo intervento sulla tassa sulle transazioni finanziarie Berlusconi ha fatto riferimento al summit G8 dell'Aquila, quando la presidenza di turno italiana aveva messo sul tavolo la proposta di una tale misura, da adottare a livello internazionale. Il premier ha ricordato che, in quella occasione, Stati Uniti, Canada e Giappone non vollero neanche discuterne, e ha osservato che con tutta probabilità lo scenario si ripeterà anche al prossimo G20. Inoltre, sempre secondo le fonti, il premier ha espresso la sua perplessità su una tale imposizione, che, ha avvertito, le banche finirebbero col recuperare rifacendosi sui propri clienti.

Anche sul punto 16 (dove si afferma testualmente: «il Consiglio europeo conviene che gli Stati membri dovrebbero introdurre sistemi di prelievi o tasse sulle istituzioni finanziarie per assicurare una giusta ripartizione degli oneri (delle crisi, ndr) e per predisporre incentivi al contenimento dei rischi sistemici«), Berlusconi ha espresso il suo disaccordo. Secondo le fonti, anzi, ci sarebbe stata anche una discussione per convincere l'Italia a non aggiungersi alla Repubblica Ceca nella nota a piè di pagina (rarissima nelle conclusioni di un vertice Ue, che sono sempre adottate per consenso), in cui Praga si riserva il diritto di non introdurre tali misure. Nel testo finale, comunque, non figurano riserve italiane nella nota.