28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
La manovra

Berlusconi ammette i «sacrifici»

Il Premier nega scontri e «duetta» con Tremonti: aperti alle proposte migliorative dell'opposizione

ROMA - Alla fine la parola 'sacrifici' la pronuncia due volte. Non che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, abbia deciso di rinunciare alla strategia dell'ottimismo per comunicare la manovra da 24 miliardi ai media e ai cittadini (considerata la perfetta sincronia con l'inizio dei tg serali). Anzi come era ampiamente prevedibile, il presidente del Consiglio ci tiene a smentire gli scontri (veri) che ci sono stati nel governo e tra lui e Tremonti per il varo del provvedimento. E soprattutto cinguetta con il ministro dell'Economia, «bravo» ma ahilui, costretto a dire «tanti no». Il responsabile di via XX settembre ricambia spazzando via a sua volta le voci giornalistiche di un premier di fatto commissariato.

TRACCIABILITÀ - Allontanate le nubi di divisioni nell'esecutivo, il Cavaliere mette dunque la faccia sul provvedimento, si spinge anche a definire «giustificabile» la misura della tracciabilità dei pagamenti in contanti oltre i 5mila euro che gli suonava tanto come una roba alla Visco, ministro simbolo di quella stessa sinistra che per lui è responsabile del fatto che i conti pubblici sono quelli che sono.

«SPESE ECCESSIVE» - La premessa del premier, comunque, è che si è di fronte a una non «tradizionale operazione di aggiustamento dei conti», perchè tutto nasce «dalla crisi dell'euro scatenata dalla speculazione». Berlusconi non vuole messaggi a tinte fosche. E' vero, ammette, i sacrifici sono «indispensabili per salvare» la moneta unica e dunque «salari, pensioni, risparmi delle famiglie e ricavi delle imprese». Ma il provvedimento sarà fatto tagliando «le spese eccessive», sforbiciando gli sprechi, con la lotta all'evasione fiscale, chiedendo un «atto di responsabilità» ai dipendenti pubblici che rimarranno «fermi un giro». Di certo non aumentando le tasse che anzi, il governo spera ancora di poter abbassare entro fine legislatura, a maggior ragione se sarà possibile raggiungere l'obiettivo di un «rapporto deficit-Pil del 2,7%» entro il 2012. Nè saranno toccate le pensioni che saranno «tutelate e garantite».

Berlusconi lascia anche aperta la porta del dialogo con l'opposizione. «Speriamo - dice - che ci sia una condivisione delle responsabilità. Siamo disposti, ove arrivassero proposte di miglioramento, ad accettarle».